Libero, 26 ottobre 2024
La bizzarra pubblicità anti evasione
Mentre Giancarlo Giorgetti è a Washington a presentare alla comunità finanziaria internazionale la sua manovra, in Italia è partita la nuova campagna di comunicazione del Mef contro l’evasione fiscale. Uno spot in cui uno strafottente avventore si presenta al ristorante con l’intenzione di ingozzarsi di ostriche, tagliolini al tartufo e una bella aragosta («anzi due»), il tutto ovviamente innaffiato da champagne («il più caro»). «Tanto non paga lui», spiega la voce fuori campo, mentre quello punta il dito su uno stupito vicino di tavolo e dice: «Paghi tu». Il video si conclude con il tipo che esce dal portone e si trova due finanzieri davanti. «Da oggi la bella vita è finita. L’evasione si paga» è l’epilogo dello spot, che termina con un eloquente e minaccioso “beccato” timbrato sullo schermo. A cui si aggiunge la promessa: «Da oggi ancora più controlli e sempre meno evasori».
Al di là del giudizio sull’efficacia del registro scelto dai comunicatori di Via XX Settembre, che sono andati dritti al punto senza preoccuparsi troppo di pattinare sugli stereotipi (mangiarsi un’aragosta, anzi due, non è un reato e fa felici pescatori e ristoratori, così come il tartufo è un’eccellenza del made in Italy e per fortuna c’è ancora chi lo acquista) c’è un filo rosso, non solo temporale, che unisce le due cose.
E cioè l’idea che, piaccia o no alla sinistra, l’Italia sta provando a voltare pagina. I bulloni da stringere sono tanti, i macchinari da aggiustare pure. Insomma, la strada è lunga. Epperò di passi avanti se ne fanno. E se il record di recupero dell’evasione fiscale raggiunto lo scorso anno dal governo, con 24,7 miliardi di euro, la somma più alta di sempre, ha dimostrato che accanto ai tentativi di allargare la base imponibile e recuperare il recuperabile attraverso sanatorie e nuovi strumenti tributari, il governo contro i furbetti fa sul serio, i saldi della manovra messi a punto dal ministro dell’Economia sono un segnale altrettanto importante di cambiamento.
Come sempre accade quando si stringono i cordoni per tenere i conti in ordine, qualcuno ha storto il naso, ma che l’Italia abbia ritrovato una credibilità persa da anni nei mercati internazionali e presso le istituzioni finanziarie è difficile da contestare.
Nasce anche da qui la risposta piccata arrivata ieri da Giorgetti ad alcuni tecnici dell’Fmi che giovedì avevano chiesto all’Italia di avere più ambizione sul «taglio di deficit e debito». «Quando rinasco», ha replicato il ministro dell’Economia da Whasington dove si è recato per presidere il G7 finanziario, «farò l’economista all’Fmi». Malinteso che nelle ore successive è stato però facilmente chiarito dopo un confronto diretto con il capo del Fondo Kristalina Georgieva, da cui Giorgetti ha incassato l’apprezzamento per l’azione dell’Italia sul piano economico, per il rilancio e per il risanamento dei conti pubblici. «L’Italia ha ricevuto elogi per il suo impegno a perseguire il consolidamento di bilancio promuovendo allo stesso tempo la crescita economica», hanno fatto sapere dal Mef.
Positivo è stato anche il giudizio delle agenzie di rating, a cui ieri il ministro ha illustrato personalmente i contenuti della legge di bilancio. Atteggiamento che si era già capito la scorsa settimana con la conferma del rating dell’Italia da parte di S&P, e l’upgrade dell’outlook a positivo deciso da Fitch, secondo la quale la credibilità dell’Italia è aumentata. E che è stato confermato ieri sera da Dbrs, che ha confermato il rating BBB e ha alzato il trend da stabile a positivo per «il miglioramento della traiettoria fiscale».
Persino il commissario Ue uscente Paolo Gentiloni è stato costretto ad ammettere che «il ritmo dell’aggiustamento e della riduzione del debito, che è indispensabile, è ragionevole» e consente di «combinare aggiustamento del debito con riforme e investimenti che sono altrettanto necessari».
«L’atmosfera nei confronti del nostro Paese è molto positiva e c’è ancora spazio per migliorare. In tutti gli incontri che abbiamo avuto è stato possibile riscontrare un clima di grande fiducia e apertura nei confronti dell’Italia», ha osservato pure da Washington il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, mettendo in evidenza come il paese «oggi viene apprezzato non solo per i settori tradizionali, che sono molto importanti, ma anche per quelli del futuro, come aerospazio, difesa e scienze della vita».