Libero, 25 ottobre 2024
Papa ai confessori «non siete psichiatri, perdonate tutto»
La confessione non è paragonabile ad una seduta dal terapeuta, o ancor più dallo psichiatra, non è un’occasione per far parlare di sofferenze, dolori, cose difficili da dire, da definire, da rivelare. La confessione è perdono, riconciliazione, ed è Dio che perdona, ascolta e perdona attraverso il confessore.
Il Papa si rivolge, parlando a braccio, alla comunità dei Penitenzieri Vaticani, ricevuti in udienza in occasione del 250esimo anniversario dell’affidamento ai frati minori conventuali del ministero delle confessioni nella basilica di San Pietro. «Perdonate tutto, tutto, tutto. Fatelo sempre! Noi siamo per perdonare, qualcun altro sarà per litigare», sottolinea con forza Francesco. Che poi indica le caratteristiche dei buoni confessori: «Facciamoci noi per primi penitenti in cerca di perdono»; poi l’invito all’ascolto, fondamentale «per tutti, e specialmente per i giovani e per i piccoli». «Ascoltare», spiega Francesco, «non è solo stare a sentire ciò che le persone dicono, ma prima di tutto accogliere le loro parole come dono di Dio per la propria conversione, docilmente, come argilla nelle mani del vasaio».
Altro requisito imprescindibile: «Ascoltare, non tanto domandare. E quando vedi che c’è un penitente che comincia ad avere un po’ di difficoltà, perché si vergogna, dire “ho capito”; non ho capito nulla, ma ho capito; Dio ha capito e quello è importante. Questo me lo ha insegnato un grande Cardinale penitenziere: “Ho capito, il Signore ha capito”. Infine, l’invito ad essere “uomini di misericordia, uomini solari, generosi, pronti a comprendere e a consolare, nelle parole e negli atteggiamenti. Il confessore ha un’unica medicina da versare sulle piaghe dei fratelli: la misericordia di Dio».
La tentazione di usare la confessione come autoterapia o come “momento di sfogo” è sempre forte, per chi decide di accostarsi ad un confessionale, come, dalla parte dei sacerdoti, la tentazione è quella di “analizzare”, che lo stesso Pontefice ha indicato come situazioni da evitare. Le statistiche, periodicamente, segnalano la crisi del sacramento, si parla di circa il 40 per cento di chi si dichiara cattolico ammette di non confessarsi mai o di farlo molto raramente. A questi dati, però, si oppone un fatto concreto: le lunghe fila di gente che aspetta il proprio turno per confessarsi nei santuari, nelle grandi basiliche, a Lourdes come a Medjugorje.