Corriere della Sera, 25 ottobre 2024
Calabi al timone dell’impero di Ferragni
Claudio Calabi prende le redini di Fenice, società chiave del gruppo Ferragni. Il manager con una notevole esperienza di ristrutturazioni e rilanci aziendali sarà nominato amministratore unico con l’obiettivo di rimettere in carreggiata l’azienda proprietaria dei marchi Chiara Ferragni, trovare un’intesa con i soci terzi e dare una prospettiva al business dopo l’ondata travolgente del caso Balocco. Un’assemblea di Fenice è convocata per lunedì prossimo con all’ordine del giorno la modifica dell’organo amministrativo. Lasceranno la gestione sia Ferragni, amministratore delegato, che Paolo Barletta, presidente, unici due amministratori, e l’assemblea ufficializzerà l’incarico con pieni poteri a Calabi. Il manager nel recente passato ha guidato la ristrutturazione e il rilancio di Risanamento, di cui è presidente, di Italtel-Psc, dopo una stagione come amministratore delegato, prima di Rcs e poi del Sole 24 Ore. Calabi può contare sul voto favorevole di Chiara Ferragni, azionista con il 32,5% di Fenice, e dell’imprenditore Paolo Barletta (40%). L’azienda, iscritta nella sezione speciale delle pmi innovative, si prepara così a voltare pagina e a ricominciare da martedì senza avere più alla guida l’imprenditrice digitale («uno dei nomi più influenti nella digital economy», si legge sui suoi siti web) ma affidandosi a un dirigente della «vecchia scuola».La missione di Calabi sarà fare una radiografia della società, conto economico e struttura di costi, probabilmente eccessivi rispetto al ridimensionato business attuale. Alla fine presenterà un nuovo piano destinato a segnare la discontinuità. Un nodo che dovrà affrontare subito sarà il bilancio 2023 che ha creato una frattura tra i soci. Forse Calabi – interlocutore autorevole e credibile sul mercato – riuscirà a far riaprire il dialogo con Pasquale Morgese, l’imprenditore azionista al 27,5% di Fenice, da mesi in pressing, anche legale, sui vertici della società.Fenice è centrale perché a essa fanno capo i marchi, motore dei ricavi. Però di questa azienda non si conosce l’andamento economico da quasi due anni. Il bilancio 2023 infatti non è stato ancora approvato e gli ultimi dati noti si fermano al 31 dicembre 2022 (15,6 milioni di fatturato con 3,4 milioni di utile). Nel frattempo il pandoro-gate e l’inchiesta penale hanno cambiato le carte in tavola e messo in discussione il modello di business basato sostanzialmente sull’immagine e reputazione di Chiara Ferragni su cui poggia anche l’altra società del gruppo, Tbs Crew che gestisce il blog e l’e-commerce (17,5 milioni i ricavi 2023 con un utile di 4,4 milioni). L’incertezza sulle prospettive aveva provocato la reazione del socio Morgese che è anche titolare del 25% dei marchi per alcune categorie merceologiche. Le lettere dei suoi legali avevano messo in guardia il board attuale di Fenice: se persiste l’inerzia del cda e l’assenza di informazioni – è il senso dei messaggi – siamo pronti a chiedere la revoca degli amministratori, a procedere con un’azione di responsabilità e risarcimento danni a favore della società a far ricorso al Tribunale delle imprese con un’ipotesi estrema di amministrazione giudiziaria.L’arrivo di un manager come Calabi può dare quelle garanzie su gestione e governance che oggi sono in discussione. Mentre sul fronte dell’inchiesta penale per truffa aggravata sono al lavoro Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, difensori di Ferragni, che mercoledì in Procura a Milano hanno incontrato l’aggiunto Eugenio Fusco, titolare dell’inchiesta con il pm Cristian Barilli. Gli avvocati presenteranno una memoria scritta nelle prossime settimane. E gli inquirenti, che hanno notificato a ottobre l’atto di chiusura indagini, decideranno se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio.