Corriere della Sera, 24 ottobre 2024
Luisa Spagnoli, una biografia tra lavoro e sentimenti
L uisa è una di noi. Lavora, siede in un consiglio di amministrazione, è mamma di tre figli, guida l’auto. Ha anche un giovane amore: si chiama Giovanni e ha 14 anni meno di lei. Solo che Luisa Spagnoli, pur somigliando alle donne empowered della nostra epoca, è nata nel 1877. Esattamente 147 anni fa. È dedicato alla straordinaria contemporaneità di Luisa Spagnoli, imprenditrice umbra fondatrice del marchio omonimo e della Perugina, il romanzo «Luisa» (Sonzogno) scritto dalla giornalista e critico cinematografico Paola Jacobbi. La chiamata alla scrittura è arrivata da Aldo, il pronipote che firma la postfazione insieme a Nicoletta Spagnoli, oggi alla guida dell’azienda. «Conoscevo la storia, come altri 6 milioni di italiani avevo visto la fiction con Luisa Ranieri – racconta Paola Jacobbi – : ma quando Aldo mi ha portata a Perugia ho scoperto un mondo che mi ha incoraggiata a superare i codici del romanzo storico classico». Sono nate così 318 pagine di un libro dove c’è anche un albero genealogico finale e dove i fatti degli Spagnoli si intrecciano a quelli dei personaggi di fantasia. Le protagoniste sono tutte donne: c’è Luisa, ma anche Ida, che ha lavorato a fianco della «signora Spagnoli» prima di emigrare in Brasile. C’è Marina Vasconcelos, nipote di Ida: approfitterà della legge sugli oriundi – che permetteva ai discendenti di italiani di richiedere la cittadinanza – per trasferirsi dal Brasile e sfuggire al suo segreto. Amori e tradimenti, affari, vasi di confetti e bugie da scoperchiare: gli ingredienti della serie tivù ci sono e non è un caso che Paola Jacobbi sia anche una sceneggiatrice. «Mi piacerebbe che fosse Alice Rohrwacher a dirigere un film su Luisa, una donna partita da una bottega di caramelle e passata al successo dei Baci e dei filati d’angora. Quante cose avrebbe fatto ancora se non fosse morta giovane», osserva Jacobbi. Il romanzo si apre proprio con l’immagine di una Luisa malata e ricoverata in clinica a Nizza, dove Giovanni la porta a curare un mal di gola diverso da quelli soliti. Il nastro di una vita si riavvolge proprio da un letto di ospedale e ci conduce verso l’amore tra Luisa e Annibale Spagnoli, padre dei tre figli Mario, Armando e Aldo, passando al commercio di confetti fino all’intuizione di fare il cioccolatino più buono del mondo, che a vederlo sembrava un pugno chiuso pronto a colpire. «Lo voleva chiamare cazzotto, ma seguendo il consiglio di Giovanni, con il quale si scambiava i bigliettini d’amore, gli stessi che si trovano nei cioccolatini, lo ribattezzò Bacio», dice Nicoletta Spagnoli. «Leggendo il romanzo penso alla lezione che rappresenta per le donne di oggi». Il libro è anche un’occasione per scoprire iniziative di welfare all’epoca visionarie, come l’asilo aziendale. «Luisa soffrì molto per il distacco dai figli, che a un certo punto dovette affidare alla cognata – spiega Nicoletta —: ma voleva che nessun’altra fosse costretta a scegliere tra lavoro e famiglia». La Luisa di Paola Jacobbi si muove sullo sfondo di una Perugia da cartolina, con i suoi saliscendi, via Alessi sede della prima confetteria, la storica azienda di Santa Lucia e i perbenismi di una città in cui «si sentiva giudicata senza appello, ma sapeva di avere abbastanza potere per godersi lo spettacolo dell’ipocrisia».L’amore per Giovanni marcia parallelo al matrimonio con Annibale, «se ci fosse stato il divorzio Luisa avrebbe sposato il signor Buitoni», dice Ida nel romanzo. Ma un altro aspetto assai contemporaneo fa da collante al tutto, quello della power couple. «L’unione con il marito l’ha rafforzata – osserva Nicoletta —: lei era la mente, lui il realizzatore». Un’unione che genererà una dinastia. «Il legame tra Luisa e Annibale – osserva Jacobbi – è alla base di tutto: un sodalizio umano e professionale di vero potere».