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 2024  ottobre 24 Giovedì calendario

Bettini, gli inciuci e i sospetti di Sala

Avvertite il sindaco Beppe Sala: Bettini è in Thailandia. Un luogo a lui caro, di sole e di affetti. Ma che fa, di preciso, laggiù? Che domande: fa politica (oggi, per dire, dovrebbe uscire una sua intervista al manifesto).Goffredo Bettini fa politica ovunque. Sanguina a tempo pieno. È il suo carisma. Il suo genio. All’ombra di un capanno sulla spiaggia bianca, oppure sprofondato nella poltrona della camera da letto, a Roma, il finestrone sempre un po’ socchiuso anche in pieno inverno, per sottofondo il rombo del traffico di via Salaria, mentre lui prende appunti, sgranocchia lupini, sorseggia un Campari con due cubetti di ghiaccio e, di mestiere, di regola, è al cellulare o a colloquio con il visitatore di turno: insomma è lì che allestisce intrighi sublimi e accordi bizantini, promuove e scarta, consiglia e sconsiglia, scatena feroci gelosie e si offre a solenni scenate, poi dissimula, ti accoglie, ti conquista (a volte, non sempre).
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha perfettamente ragione a sospettare, temere, immaginare. Certo che Bettini – anche se smentisce – ha detto la sua, certo che cerca di incidere pure sulla scelta del nuovo presidente Anci. Nella sfida tutta dem tra il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e quello di Napoli, Gaetano Manfredi, l’eminenza grigia della sinistra italiana («Se leggo “eminenza grigia” mi arrabbio di brutto, eh»), il gran burattinaio («Burattinaio è anche peggio: a me sembra una vera insolenza»), vabbè, allora diciamo che Goffredone – come lo chiamano affettuosamente ancora molti – ha scelto Manfredi. E, probabilmente, l’ha persino comunicato al diretto interessato (tra qualche capoverso vedremo dove, e come).
Sala, tutto questo, lo sa. E l’ha detto. «Non funziona che certe decisioni vengano prese nel salotto di casa Bettini…». Solo, ecco, che a casa di Bettini un salotto non c’è. Non dà cene, non dà feste. Riceve, se riceve, e molti lo pregano di essere ricevuti, quasi sempre – non era una battuta – con lui seduto come un monaco tra un lettone e una scaffalatura colma di libri. Una scena complicata da spiegare. Sei tra Umberto Eco e Paolo Sorrentino. E poi comunque, in verità, i salotti romani – intesi come altari dove per anni si sono celebrati i grandi sabba del potere – non esistono nemmeno più. Hanno chiuso. Tutti. Quello, mitologico, della Angiolillo. Quello di Sandra Verusio. O di Sandra Carraro. Restano memorabili certe cene a casa di Melania Rizzoli – si schieravano interi governi Berlusconi, lui compreso – ma poi Melania ha traslocato a Milano. Dove, invece, come sappiamo, qualche salotto importante ancora è in attività (però è più roba di finanza, ci sono banchieri e imprenditori, è gradito l’abito scuro e non c’è piano bar, i camerieri non servono olive ascolane e mozzarelle di bufala, come ai tempi andati raccontati dai reportage Cafonal di Dagospia ).
Detto questo: Bettini e, appunto, Manfredi, si sono incontrati a casa di Barbara Palombelli e Francesco Rutelli. Bettini era alla vigilia della sua partenza per l’Asia, era lo scorso 5 ottobre, un sabato, esattamente un mese prima il giorno del suo compleanno, che cade il 5 novembre. «Il mio rapporto con Goffredo – racconta Palombelli – prescinde dalla politica: siamo amici da una vita, da quando, quattordicenni, frequentavamo il liceo Righi. Non è la prima volta che lo ospitiamo per brindare insieme. Anche se, di solito, le feste erano organizzate a casa di Libero, il suo autista».
Gli invitati, più o meno, sempre gli stessi: ex compagni di scuola, un meccanico di Centocelle, qualche attrice, e poi c’era Giuseppe Conte, ovviamente (per spiegare il rapporto tra Conte e Bettini, compreso il progetto di campo largo del centrosinistra, servirebbe una pagina), c’erano Dario Franceschini e Michela De Biase, e Gianni Letta, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Massimo D’Alema, invece, era assente perché aveva un impegno.
Cin cin, chiacchiere, politica. Manfredi, noi puntiamo su di te. Manfredi, siamo d’accordo. Manfredi annuiva. Chiaro che a Sala siano fischiate le orecchie. Ma del resto a Roma ogni posto è ormai buono per fare politica. Inciuciano in Transatlantico, però poi escono e continuano scendendo per via degli Uffici del Vicario, mangiano un gelato e inciuciano, prendono decisioni fondamentali davanti a una gricia fumante e rispondono al cellulare con la mano davanti alla bocca. Alcuni si danno appuntamento in tribuna d’onore, allo stadio Olimpico. E sempre più affollate sono le presentazioni dei libri. Solo posti in piedi. E quelli in prima fila, prenotati, sono per loro (alla presentazione dell’ultimo romanzo di Franceschini, Aqua e Ter a – molto bello, per altro – arriva Bettini, che si siede accanto a Gianni Letta, e poi spunta Elly Schlein, che – non a caso – evitava di parlare con Goffredone da lunghi mesi: e che però lì è invece costretta ad ascoltarlo, mezz’ora di ciùciù, a sentire che pensa di Conte e di alleanze).
È un mondo lontano da Milano. Che Sala, comprensibilmente, osserva con stupore, e sospetto.