Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 23 Mercoledì calendario

Dal 22 ottobre 2022: Meloni celebra sui social i “record storici” del biennio, ma il report di “Pagella Politica” smonta la propaganda su Pnrr, fisco, università e altro

Agli elettori spetta il giudizio sulle cose fatte dal governo Meloni nei suoi primi due anni. Un’analisi di Pagella Politica risponde però a un’altra domanda: quante delle promesse elettorali sono state realizzate? Secondo la ricerca, tarata su 100 impegni messi nero su bianco nel programma del centrodestra, è arrivato a meta il 21 per cento delle promesse (una su cinque), mentre un 20 per cento si può già bollare come “non mantenuto” e un altro 52 per cento è valutato come “in corso” (testuale: “le promesse per cui il governo o i partiti hanno ottenuto alcuni risultati, sebbene non definitivi”). Infine Pagella Politica individua anche un 7 per cento di programma “compromesso”, ovvero per il quale la destra ha fatto finora l’opposto di quel che aveva dichiarato o ha preso provvedimenti che ne rendono improbabile la realizzazione.
Non mantenute
20 su 100
Tra le promesse sfumate di Meloni e i suoi, nonostante la forte caratterizzazione atlantista dell’esecutivo, c’è l’adeguamento degli stanziamenti per la Difesa. Malgrado il governo abbia ripetutamente promesso di raggiungere l’obiettivo Nato del 2 per cento del Pil in spese militari entro il 2028, il Documento programmatico pluriennale 2024-2026 del ministero della Difesa indica che questo traguardo è ancora lontano dalla realizzazione.
Nel programma del centrodestra compariva anche un “Piano straordinario europeo per lo sviluppo del continente africano” di cui al momento non c’è traccia. La propaganda meloniana invece ha puntato molto sul cosiddetto “Piano Mattei”, ma il contenuto concreto del piano è tutt’altro che definito. Tra i flop più evidenti di questi primi due anni di governo c’è l’utilizzo dei fondi Pnrr e la promessa di colmare i ritardi di attuazione. L’Italia ha ricevuto metà delle rate previste dal piano di ripresa (5 su 10), ma la spesa effettiva è in notevole ritardo: dei 194 miliardi totali, ne sono stati utilizzati solo 53,5 (circa 27 per cento), secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio. Tra le promesse non mantenute anche il fiore all’occhiello delle politiche fiscali del centrodestra: la famosa flat tax. O meglio l’estensione del regime forfettario al 15 per cento per le partite Iva con fatturato fino a 100 mila euro. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che non sarà contenuta nella legge di Bilancio per il 2025 per la mancanza di coperture e rischio di incompatibilità con le norme Ue.
Pa, salute, scuole.
Scomparsi dal programma di Meloni e soci anche l’introduzione del “conto unico fiscale” per la compensazione di crediti e debiti verso la pubblica amministrazione e il “diritto al conto corrente” per tutti i cittadini. Il promesso “quoziente familiare” è stato sostituito dall’annuncio di una revisione delle detrazioni fiscali nella prossima legge di Bilancio.
Mancano ancora all’appello l’aggiornamento dei piani pandemici e di emergenza, la revisione del Piano sanitario nazionale, l’estensione prestazioni medico sanitarie esenti da ticket, il riordino delle scuole di specializzazione dell’area medica e la revisione del Piano oncologico nazionale.
Quanto ai sussidi, mancata la “ridefinizione del sistema di ammortizzatori sociali al fine di introdurre sussidi più equi e giusti”, perché finora il governo è intervenuto su singoli casi specifici ma senza una riforma complessiva. Corposo il capitolo università. Pagella Politica rileva la mancata “introduzione di borse di studio universitarie per meriti sportivi” e il nulla di fatto sul “programma di investimento e potenzialmente dell’impiantistica sportiva, anche scolastica e universitaria”. Tutto tace pure sul “piano straordinario di riqualificazione delle periferie”.
Compromesse
7 su 100
Che fine ha fatto la “riduzione dell’Iva sui prodotti energetici”? Dal suo insediamento il governo ha più volte prorogato la riduzione dell’Iva al 5 per cento sul gas per l’uso domestico, salvo poi non prorogarla nella legge di Bilancio per il 2024, quando l’Iva è tornata al 10 per cento per gli usi domestici e al 22 per le imprese.
La destra aveva promesso anche di favorire “la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione”. Nessun passo avanti neanche sulla promessa di “favorire il rientro degli italiani altamente specializzati attualmente all’estero”. Si va nella direzione contraria: “Le agevolazione sono state ridotte rispetto a quelle in vigore in precedenza”. Poi c’è l’annosa questione dei balneari, cui la destra aveva promesso una “tutela”. Vero è che gli sforzi non sono mancati, con la proroga stiracchiata fino al 2027, ma poi le concessioni dovranno essere messe a gara, come stabilito dal decreto Infrazioni che ha scontentato le associazioni di categoria.
In corso
52 su 100
Pagella politica considera tra gli obiettivi “in corso” la promessa di sostenere l’Ucraina senza riserve. Finora l’Italia ha continuato a inviare armi, ma con un distinguo rispetto ad alcuni alleati: nonostante le richieste di Zelensky, le nostre armi non devono essere usate in territorio russo.
Sono tra gli obiettivi “in corso” anche il potenziamento della rete dell’alta velocità e la realizzazione del Ponte sullo Stretto, per il quale è stato riavviato l’iter (con un costo stimato di 13 miliardi). Un’altra delle bandiere del governo (e in questo caso della Lega di Salvini) è l’autonomia differenziata. La legge Calderoli ha ottenuto l’ok in Parlamento, ma mancano ancora i Lep e poi c’è il possibile referendum.
Giustizia e carovita.
Ancora una bandiera identitaria: le mani sulla giustizia. Il governo ha portato avanti diverse riforme: è intervenuto sulle intercettazioni e ha fatto approvare, a luglio 2024, il disegno di legge del ministro Nordio che abolisce l’abuso d’ufficio. Poi c’è la riforma della prescrizione: il relativo disegno di legge, già approvato dalla Camera, è in attesa del via libera definitivo del Senato.
Grande attenzione è stata data al Superbonus e ai bonus edilizi in genere. Dopo un balletto infinito, nella legge di Bilancio 2025 il governo manterrà al 50 per cento le detrazioni edilizie sulle prime case, mentre sulle seconde si cala al 36. In campagna elettorale era stata promessa la “tutela del potere d’acquisto di famiglie, lavoratori e pensionati di fronte alla crisi economica e agli elevati tassi d’inflazione”. Pagella Politica riconosce l’introduzione della carte Dedicata a te e del “Trimestre anti-inflazione”, oltreché la rivalutazione delle pensioni. Il caro-vita però è ancora una delle principali preoccupazioni degli italiani, come confermano i sondaggi. A questo proposito vedremo che ne sarà della “facilitazione per l’accesso al credito per famiglie e imprese”. Nel 2024 era stato rifinanziato un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, fondo che potrebbe essere rinnovato.
Ancora su lavoro e sociale. Giudizio sospeso su “rafforzamento della prevenzione degli infortuni e defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro”, così come su “politiche di sostegno alle aziende ad alta intensità occupazionale”. Del comparto fa parte il “rafforzamento delle politiche attive per il lavoro”: la destra ha previsto una serie di misure al posto del Reddito di cittadinanza, in larga parte ancora da implementare a pieno regime.
Controverso lo stato dell’arte della promessa su “diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica”. Il governo ha stretto accordi con vari Paesi (Algeria, Libia, eccetera), ma non c’è nessun piano dedicato nello specifico all’autosufficienza energetica. Altra promessa riguarda il “ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione, valutando anche il ricorso al nucleare”. Su questo non mancano gli annunci, ma ancora nulla di concreto.
Trasporti e siccità.
La lista è ancora lunga. Tra le promesse “rinviate a settembre” c’è l’incentivo all’utilizzo del trasporto pubblico. Qui è stato previsto un “bonus trasporti” che però, per mancanza di fondi, è stato riservato solo ai percettori della carta Dedicata a te. Vasto programma, tutto “in corso” su scuola e università. Sul “potenziamento degli strumenti di finanziamento per esperienza formative e lavorative all’estero per giovani diplomati e laureati”, i primi fondi sono stati stanziati e idem per “incentivare i corsi universitari e le professioni Stem” (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).
Difficile interpretare cosa intendesse la destra per “rivedere in senso meritocratico e professionalizzante il percorso scolastico”, ma finora il governo è intervenuto con alcune norme sui giudizi sintetici alla scuola primaria.
Si vedranno invece gli effetti dei progetti avviati per il contrasto alla scarsità idrica e l’efficientamento delle infrastrutture idriche. Per il momento, in molte zone d’Italia, dalla Sicilia alla Basilicata, la situazione è critica.
Mantenute
21 su 100
Nel programma elettorale c’era la promessa di un nuovo Codice degli appalti ed è stato realizzato a marzo 2023. La legge di Bilancio per il 2023 ha introdotto la cosiddetta “tregua fiscale”, nella quale rientrano alcune agevolazioni per i contribuenti non in regola con il fisco. Poi ci sono vari provvedimenti con cui il governo ha prorogato gli incentivi per le assunzioni di giovani e donne, in particolare nel Mezzogiorno. Con la legge di Bilancio per il 2023 il governo ha aumentato l’assegno unico e universale per le famiglie numerose, con tre o più figli a carico. È stato reso strutturale anche l’aumento per chi ha figli con disabilità.
Sicurezza e lavoro.
Erano state promesse norme più severe per gli atti contro il decoro e il disegno di legge Sicurezza, all’esame del Senato, inasprisce ulteriormente le sanzioni per chi danneggia “cosa mobili o immobili altrui” e amplia il reato di “deturpamento e imbrattamento di cose altrui”.
Tra i principali vanti del governo c’è poi il taglio del cuneo fiscale, potenziato e reso strutturale rispetto al governo Draghi. La destra poi voleva “l’estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro”, soprattutto nel turismo e nell’agricoltura, e in effetti così è stato. Sempre in tema lavoro, ok alle “maggiori tutele per lavoro autonomo e libere professioni”, visto che il Parlamento ha approvato la legge sull’equo compenso.
Disco verde anche per alcune misure identitarie. Come la “sostituzione del Reddito di cittadinanza con misure più efficaci”: da vedere se saranno più efficaci, ma sicuramente Meloni ha smantellato il vecchio sussidio. Missione compiuta su “innalzamento del limite all’uso del contante”, visto che si è passati da 2 mila a 5 mila euro. Manna dal cielo per gli elettori di destra.