Libero, 23 ottobre 2024
Hezbollah ha ancora 250 milioni in cassa
Un tesoro nascosto sotto l’ospedale di Beirut, almeno mezzo miliardo in oro e contanti che Hezbollah avrebbe nascosto a Dahiyeh, la grande zona sud della città che da anni l’organizzazione terroristica tiene sotto controllo diretto. Nel giorno in cui Israele annuncia anche l’eliminazione del successore di Hassan Nasrallah, ovvero il cugino Hashem Safieddine, con un attacco aereo, la rivelazione del portavoce dell’Idf Daniel Hagari segna una svolta nella strategia israeliana, tesa a svelare il volto venale e criminale del partito che si arricchisce sulle spalle dei libanesi fregandosene del loro destino.
Non a caso la rivelazione segue la diffusione della fotografia che mostra la vedova di Sinwar in un tunnel con una borsa di Birkin il cui costo è stimato in 32mila dollari. «Anche se gli abitanti di Gaza non hanno abbastanza soldi per una tenda o per le necessità basilari, vediamo molti esempi dell’amore speciale per il denaro di Yahya Sinwar e di sua moglie…», ha commentato in proposito il portavoce dell’esercito Avichay Adraae.
E lo stesso si potrebbe dire del caso di Hezbollah alla faccia della popolazione di un Paese che non naviga certo nell’oro e che anzi negli ultimi anni ha conosciuto una delle crisi economiche più pesanti della propria storia. Il direttore dell’ospedale Fadi Alameh, che è anche rappresentante della zona al Parlamento libanese, nega. Dice che sotto quella struttura non c’è nulla di quanto sostiene l’Idf e, dopo averne ordinato l’evacuazione, ha invitato l’esercito libanese, altre istituzioni nonché i giornalisti a visitare i sotterranei incriminati affinché verifichino personalmente. I tour guidati di varie testate giornalistiche invitate non hanno evidenziato la presenza di lingotti o altro, se non normali attrezzature ospedaliere da rottamare, ma non è certo una novità che l’Iran invii montagne di denaro in Libano per finanziare il suo principale proxy nel mondo arabo.
Hagari infatti ha anche accusato direttamente l’Iran di aver inviato «valigie piene di denaro e oro» all’ambasciata iraniana a Beirut, affermando appunto che il denaro va «direttamente a Hezbollah» e ha aggiunto che gli ultimi attacchi attacchi israeliani hanno preso di mira alcuni bunker sospetti uccidendo tra gli altri i principali leader responsabili dei trasferimenti incriminati. Quel denaro, che serve in massima parte per finanziare le attività belliche del Partito ma anche per pagare strutture, personale e quanto altro, passa attraverso istituti finanziari, tipo Al-Qard Al-Hasan, già nel mirino dell’Idf, ma è anche verosimile che una parte possa essere custodita come riserva fisica da qualche parte. D’altronde era stato lo stesso Nasrallah ad ammettere il continuo flusso di finanziamenti di Teheran. «Il bilancio di Hezbollah, tutto ciò che mangia e beve, le sue armi e i suoi razzi, provengono dalla Repubblica islamica dell’Iran», aveva detto il defunto leader nel 2016 quando gli Stati Uniti decisero di comminare una nuova serie di sanzioni all’organizzazione terroristica libanese. Nello stesso periodo il Dipartimento del Tesoro americano stimava che la cifra che ogni anno gli ayatollah passavano a Hezbollah si aggirava attorno ai 700 milioni di dollari, un ammontare lievitato negli ultimi anni fino a superare abbondantemente il miliardo.
Secondo fonti libanesi legate agli Emirati Arabi la fortuna stessa di Nasrallah si aggirava attorno ai 250 milioni di dollari, una somma che derivava anche dalla gestione, secondo la Dea (Drug Enforcement Administration), del traffico di cocaina negli Stati Uniti e in Europa. Da anni infatti i membri di Hezbollah hanno instaurato proficue relazioni commerciali con i cartelli della droga sudamericani.
Il Mossad ritiene che Hezbollah avrebbe anche il controllo in buona parte del Medio Oriente del traffico di Captagon che produce clandestinamente in laboratori del sud del Paese dei cedri e in Siria. Utilizzato in passato dagli jihadisti dello Stato Islamico il Captagon è noto anche come la “coca dei poveri”, e come tale è l’anfetamina più diffusa a Gaza, assunta anche dai militanti di Hamas che hanno partecipato all’assalto del 7 ottobre. I funzionari israeliani stimano che i proventi del suo traffico in Medio Oriente si aggirino intorno ai 10 miliardi l’anno e di tale soldi abbiano largamente beneficiato anche i vertici di Hamas. Si ritiene che i leader dell’organizzazione terroristica palestinese tutt’ora vivi, come Khaled Mashal e Moussa Abu Marzuk gestiscano in esclusiva in Qatar, dove vivono nel lusso, almeno 11 miliardi di dollari. Altro che lotta per la difesa della Palestina.