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 2024  ottobre 23 Mercoledì calendario

La festa anni 70 di Zuckerberg

La deboscia dei sovrani medioevali è in buona parte stata inghiottita dalle nebbie della storia, e dall’assenza di media più pervasivi del semplice passaparola sul chiacchiericcio di corte.
I padroni del nostro mondo tech invece – delle otto aziende con la maggior capitalizzazione, sette producono tecnologia e una sola petrolio – fanno, almeno in questo, quello che fanno alcuni miliardi di persone normali: postano cioè sui social media immagini della loro vita quotidiana.
Ecco così l’ascesa – non si capisce quanto resistibile – del miliardario-influencer, spesso con risultati che i giovani di qualche anno fa avrebbero definito «cringe», cioè un po’ imbarazzanti.
L’ultimo in ordine di tempo è Mark Zuckerberg, che posta su Instagram (la app è sua, peraltro) le immagini della festa a tema anni ‘70 con musica dei Bee Gees, con giacca oversize sgargiante di paillettes mentre bacia la sua «disco queen», cioè la moglie.
Ecco sempre «Zuck» un po’ paonazzo (adora il surf ma non ha la carnagione adatta) che porta la moglie a ritirare la Porsche minivan da lui disegnata ad hoc, e ancora il video – realizzato dalla sua AI – di se stesso vestito da antico romano mentre fa pesi in palestra.
Ecco, i pesi: come non ricordare le immagini notturne di Jeff Bezos e fidanzata (lui in camicia attillatissima e fasciante: una volta era mingherlino adesso pare un bodybuilder) mondanissimi, e Elon Musk con cappello da cowboy (indossato al contrario: il West non è il suo ambiente) che ispeziona il confine con il Messico nelle sua nuova veste di profeta del verbo trumpiano.
La scorsa estate era stata quella della sfida a duello, o meglio a botte, che Musk aveva lanciato a Zuckerberg via Twitter / X: «Il combattimento Zuck contro Musk verrà trasmesso in livestreaming su X, incasso in beneficenza per i veterani», aveva twittato il 6 agosto dopo aver anche contattato il governo italiano per una bizzarra ipotesi di utilizzare il Colosseo come arena.
Zuckerberg aveva risposto che «sono sempre pronto, Musk ha indicato il 26 agosto poi non ho saputo più nulla», ed è stato meglio così.
È inevitabile considerare come una nuova generazione di leader del settore tecnologico abbia scalzato quella precedente e abbia cestinato anche la loro sobrietà. Steve Jobs visse e morì in una villetta suburbana più modesta di quella di vari dentisti di San Francisco (e razionava duramente ai figli l’uso dei device da lui stesso prodotti). Bill Gates comprò il leonardesco codice Leicester per 30milioni di dollari nel 1994, una cifra che anche al netto dell’inflazione (oggi sarebbero 63 milioni) non è nulla rispetto alle cifre spese da Bezos e Zuckerberg per i loro mega yacht.
E, se parliamo di esibizioni «cringe», certo la generazione di prima ha lasciato a imperitura memoria quel video tuttora molto irriso su TikTok nel quale alla presentazione di Windows 95 Steve Ballmer – ex ceo di Microsoft —balla scatenato sulle note di Start Me Up dei Rolling Stones irrorando di droplet di sudore il board dell’azienda che applaudiva perplesso (Gates compreso).
Immagini quasi tenere, da «rivincita dei nerd», che infatti è un film di quarant’anni fa – un’era geologica, prima dei mega yacht, del testosterone e dei selfie stroboscopici.