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 2024  ottobre 22 Martedì calendario

Un ritratto a più voci di tic, manie e segreti dei protagonisti della cultura, dello sport e del cinema


Anticipiamo uno stralcio del libro di Alessandro Ferrucci “Non sai cos’è successo…”, da oggi in libreria con PaperFirst. Aneddoti e segreti del mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport e del giornalismo, raccontati dagli stessi protagonisti. Sono tante brevi storie, piccolissimi romanzi, che insieme compongono una grandissima commedia all’italiana.
Nino Frassica (attore e comico). “Nel 1973 dalle mie parti c’era una discoteca e per alcune settimane ho chiesto ai miei amici di andarci; entravano e poco dopo si avvicinavano al proprietario o alla cassa: ‘Bello il posto, organizzate mai serate di cabaret?’. Ogni volta rispondevano: ‘Mi dispiace, no’. Un paio di mesi dopo mi sono presentato: ‘Buongiorno, mi chiamo Nino Frassica, per caso vi interessa uno spettacolo di cabaret?’. ‘Effettivamente ce lo chiedono spesso’. Subito ingaggiato”.
Marco Tullio Giordana
(regista). “Da ragazzo volevo diventare pittore, il mio riferimento era Bacon; nel 1972 sono andato a Parigi per vedere la prima antologica a lui dedicata: lì ho deciso di rinunciare, ero troppo sopraffatto, sarei stato solo un imitatore, tanto che quando sono uscito dal Grand Palais avevo deciso di suicidarmi da un ponte sulla Senna. Di ponte in ponte, alla ricerca di quello buono, sono arrivato a Passy, dove ho trovato una troupe: giravano la prima scena di Ultimo tango a Parigi. Sono stato tutto il giorno a spiarli e mi sono detto: ‘Forse sarebbe meglio dedicarmi al cinema, c’è tanta gente, se arriva un momento di crisi ci si aiuta’. Lì è morto un pittore ed è nato un cineasta”.
Mauro Di Francesco
(attore). “Mio padre era capo elettricista in Rai, mio zio direttore di produzione della General Film: proprio loro realizzavano i Caroselli. Un giorno avevano bisogno di un bambino e hanno pensato a me. Da quel momento gli altri andavano a divertirsi a scuola, a giocare a pallone il pomeriggio, mentre io lavoravo un giorno sì e uno no: in quinta elementare sono riuscito a racimolare 36 presenze in un anno. Vagavo di set in set. A volte non ne potevo più, magari mi lamentavo con mio padre, e lui ogni volta rispondeva: ‘Da maggiorenne andrai al Credito Italiano di via Parini (Milano), ti presenti, e improvvisamente troverai tutte le risposte a dubbi e preoccupazioni’. Appena maggiorenne ho varcato la porta di via Parini, solo che, dopo la presentazione, il direttore di banca ha scavalcato il bancone armato di bastone. Io bianco ho iniziato a correre, e lui dietro. Il conto era in rosso. Papà aveva sputtanato ogni lira. Mi ha rovinato”.
Luca Barbarossa
(musicista). “Spesso le persone vivono secondo dei personalismi assurdi, come se dopo di loro ci fosse il diluvio; io forse esagero, ma se entro in un bagno pubblico, e lo trovo lercio, temo che il tipo dopo di me possa pensare che sono stato io. Sono capace di pulirlo”.
Alessandro Haber
(attore). “Andai con Nanni Moretti al cinema per vedere La cicala di Alberto Lattuada con Virna Lisi e Renato Salvatori, dopo il dissequestro per un nudo integrale tra Clio Goldsmith e Barbara De Rossi. Nanni voleva scoprire perché un film come quello incassasse così tanto: pure quel pomeriggio la sala era piena. Nonostante la censura il film mostrava in diverse scene qualche culo e un po’ di tette; a metà della visione Nanni urlò: ‘Basta con la figa, abbiate il coraggio di mostrare anche un po’ di cazzo’. Piano piano la gente iniziò a ridere. Fu geniale”.
Claudio Amendola (attore) su Ferruccio Amendola (attore e doppiatore). “A seconda della cazzata che avevo combinato mi sgridava con la voce di Hoffman o di De Niro; se la cazzata era veramente grossa allora riconoscevo Stallone. Trattenermi dal ridere era l’aspetto più complicato”.
Chiara Rapaccini (scrittrice e moglie di Mario Monicelli). Un’estate eravamo a Castiglioncello, e a fine serata Paolo Panelli e Marcello Mastroianni decidono di esibirsi in una perla del repertorio privato: Paolo nel ruolo di frequentatore di gabinetti delle Terme di Montecatini e Marcello dietro le sue spalle in quello di doppiatore. A quel punto Mario mi avverte: ‘Zib (il suo nomignolo), guarda con attenzione: mai più nella tua vita assisterai a uno spettacolo così becero e allo stesso tempo così raffinato’. Risultato? Una serie incredibile di pernacchie modulate a seconda delle esigenze sceniche; aveva ragione Mario, mentre Suso Cecchi D’Amico se n’era andata sdegnata”.
Vinicio Capossela (musicista). “Sull’amore sono più facili le domande delle risposte”.