Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 22 Martedì calendario

700 aspiranti volontari in lista d’attesa

Il miracolo a Milano avviene tutti i giorni. È quello dei benefattori e dei volontari che aiutano chi è rimasto indietro. A dirlo è Fra Marcello Longhi, presidente dell’Opera San Francesco per i poveri, realtà che da 65 anni offre assistenza ai più bisognosi della città, aiutando concretamente uomini, donne e famiglie in difficoltà. Italiani e stranieri bussano alla sua porta in cerca di un pasto caldo, di una doccia, di abiti puliti, di cure mediche o medicinali, di supporto nella ricerca di una casa e di un lavoro. Nei primi sei mesi dell’anno, l’Opera, con i suoi 1300 volontari, ha aiutato ben 21.119 persone, distribuendo un totale di 368.911 pasti nella storica mensa di corso Concordia e altri 86.436 nella mensa di piazzale Velasquez. Tradotto, significa quasi tremila pasti quotidiani. A cui vanno aggiunte un centinaio di docce al giorno, 32 cambi d’abito, 110 visite mediche erogate da oltre 200 dottori.
RABBIA E PAURA
Per il presidente dell’Opera San Francesco «la città ambrosiana ha ancora un cuore buono, anche se ci sono situazioni in cui è accecato dalla rabbia e dalla paura. La domanda di aiuto è in lenta e costante crescita. L’anno scorso abbiamo accolto 30.400 persone provenienti da 130 paesi diversi, il 35% in più dell’anno precedente. Ma c’è anche una pressione positiva e continua di persone che vogliono fare qualcosa di concreto e immediato per chi è in difficoltà. Si pensi che abbiamo ben 700 aspiranti volontari che per il momento sono in lista di attesa».
Ma l’offerta di solidarietà in città si scontra quotidianamente con disparità economiche che si acuiscono, mentre la povertà dilaga. «Una giovane, per un piccolo appartamento, si è vista chiedere cifre tali da dover ipotecare il futuro fino ai 70 anni. In questo la città rischia di diventare davvero inaccessibile a tanti», osserva il frate. «Si sta verificando in particolare un aumento delle richieste di aiuto da parte di pensionati e cittadini italiani, che ormai non riescono a far fronte alle spese». In particolare sul tema del disagio il Fra Marcello si rivolge alle istituzioni: «A loro chiedo di fare in modo che sia più facile trovare un lavoro regolare, trovare una piccola casa per viverci. Se diamo lavoro a chi non ce l’ha, diminuirà la conflittualità sociale. Chiedo anche di essere presenti per offrire una sicurezza intelligente a tutti, tutelando chi fa il proprio dovere civico e rispetta i diritti degli altri e correggendo chi non lo fa».
UN MIRACOLO
Parlando dei benefattori, Fra Marcello quasi si commuove: «Il loro sostegno è miracoloso. Non sto parlando solo di grandi fondazioni bancarie, ma anche cittadini comuni che fanno donazioni ricorrenti, spesso con gesti toccanti. Ogni settimana riceviamo una busta con 5 euro da un signore che non vuole fare una spedizione mensile per risparmiare il costo del francobollo. Perché è preoccupato che potrebbe non arrivare alla fine del mese, facendo così mancare il suo contributo».
Recentemente, sei talentuosi giovani chef coordinati da Identità Golose hanno organizzato un pranzo benefico per sostenere i servizi dell’Opera. Questo evento ha attirato l’attenzione su come la ristorazione possa unirsi alla causa sociale, dimostrando che il cibo può essere un ponte tra chi ha bisogno e chi può aiutare. Cibo che, per scelta, l’Opera non consegna nelle mani dei poveri ma che somministra all’interno delle sue mense: «Donare un pasto offrendo un posto a tavola in un ambiente pulito, luminoso, caldo e sereno significa riconoscere dignità alle persone e voler loro bene. Mangiare insieme a tavola è un modo per volerci bene, condividendo il cibo. D’altronde proprio Gesù, durante una buona e intensa cena, ha compiuto il suo gesto d’amore più grande, donando se stesso».
Fra Marcello nota come si sia accentuato anche il risentimento verso chi è in difficoltà, tanto da ricevere insulti e critiche anonime da alcuni vicini di quartiere. Usa parole forti: «Non possiamo vivere come cani arrabbiati strappandoci l’osso. Non possiamo dare la colpa ai poveri di essere tali, perché questo non risolve alcun problema». Milano, conclude, ha bisogno di uno «sguardo affettuoso» per non cedere alla violenza e mantenere una visione solidale e intelligente. Perché salvare la città significa salvare anche se stessi. In questo contesto, la lotta contro l’indifferenza e la stigmatizzazione delle persone in difficoltà diventa un imperativo morale e sociale per tutti.