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 2024  ottobre 22 Martedì calendario

Negli Usa il vino italiano batte quello francese

Il Navy Pier di Chicago, uno dei set del film Il colore dei soldi con Paul Newman e Tom Cruise, è diventato per due giorni il trampolino di lancio del vino italiano negli Stati Uniti. Con «uno storico sorpasso» lo spumante italiano ha appena superato in valore e volume quello francese negli Usa, con il 35 per cento di quota di mercato contro il 31 per cento dei transalpini. Gli spumanti reggono grazie al Prosecco (+2,4%). Ma rossi e bianchi perdono terreno (-6% e -7%). La stagione in cui l’America era la corsa all’oro è finita dopo il Covid: -6 per cento di venduto nei primi 8 mesi del 2024. Per cacciare i presagi bui (come in un altro film girato al Navy Pier, «Il cavaliere oscuro», la saga di Batman), Veronafiere si è trasferita sul rinato fronte lago di Chicago, con mega ruota panoramica affacciata sui 137 grattacieli che superano i 150 metri.
Obiettivo: ripartire dal Midwest. Perché gli Stati Uniti, sono il primo importatore di bottiglie tricolori (1,5 miliardi di dollari da gennaio ad agosto 2024). A Chicago il presidente Federico Bricolo e l’amministratore delegato Maurizio Danese hanno portato la collaudata macchina di Veronafiere per organizzare Vinitaly Usa. Prima edizione, con 230 aziende e 1.650 etichette. Fiera a numero chiuso, masterclass e dibattiti, per convincere importatori, distributori ristoratori e gestori di catene di enoteche a comprare di più.
Una fiera per ora piccola, se paragonata a quella di Verona (4.000 espositori). Ma l’idea di seguire il colore dei dollari è così forte da aver fatto arrivare a Chicago un’intera classe politico imprenditoriale. In testa il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: «Vogliamo favorire l’export di una delle nostre eccellenze, per aumentare la ricchezza interna e garantire equità sociale al nostro popolo», dice dal palco. «Noi siamo una leva per la competitività e la crescita», lo segue Bricolo. E il ministro Tajani (in video): «Questo è un nuovo orizzonte strategico, non solo per il business».
C’erano, accanto al presidente dell’Ice, Matteo Zoppas, i capi di Coldiretti (Ettore Prandini), di Unione italiana vini (Lamberto Frescobaldi), di Federvini (Micaela Pallini). Tra gli stand bianchi e viola, alcuni tra i più internazionali vignaioli italiani, Matteo Lunelli (Ferrari), Marilisa Allegrini, Chiara Lungarotti, e portabandiera dei Consorzi come il direttore Luca Giavi del Prosecco Doc.
Tutto è nato da una idea di un imprenditore siciliano che da 18 anni vive a Chicago, Maurizio Muzzetta. Da importatore di vini (tra i tanti anche il Brunello di Montalcino La Fiorita fondata dall’ex attrice Natalie Olivares e da Louis Camilleri, già presidente di Philip Morris e ad di Ferrari auto), ha iniziato qualche anno fa con una mini fiera. «Nel 2021 – racconta Zoppas – con Bricolo e Danese abbiamo deciso di investire su questo format e oggi siamo arrivati alla prima edizione di Vinitaly Usa. Il mondo delle fiere sta cambiando: Vinitaly è un punto fermo, rallenta il Prowein di Düsseldorf, sale Vinexpo di Parigi. Chicago può diventare un nuovo polo di attrazione».
Vinitaly Usa è un cambio di direzione: gli imprenditori non aspettano in Italia i buyer ma si presentano a casa loro. Tra i 1.500 buyer arrivati a Chicago c’erano tutti i grandi gruppi americani (National association of beverage importers, Terlato, Banville, Winbow, Opici, Winesellers), ma non solo: ad esempio un pezzo grosso del vino in Colombia e il responsabile degli acquisti del casinò Wynn di Las Vegas che sta per aprire negli Emirati arabi il primo mega resort con sala per il gioco d’azzardo.
Basterà a invertire la rotta? «Di sicuro dovremmo aprire a nuove tipologie – dice Marzia Varvaglione – anche i francesi dello Champagne hanno un vino dealcolato, l’Italia ancora non lo consente». Chi ha già rivisto la luce dopo un 2023 problematico è il Prosecco: «Nei primi 9 mesi l’aumento delle vendite è del 5%», annuncia Giavi.
«Negli ultimi 5 anni le bollicine italiane sono cresciute del 40% in volume negli Usa – fa i conti Lunelli – ma la sfida vera è creare più valore, far comprendere le eccellenze, territorio per territorio, con il traino dei brand più forti».