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 2024  ottobre 22 Martedì calendario

La seconda vita di Alan Friedman

Da Clinton a Guillermo Mariotto, da Trump a Fabio Canino, da Putin a Rossella Erra (chi?). La parabola ultra-pop di Alan Friedman ha fatto il giro che non ti aspetti: era un talento precoce (a 22 anni lavorava per la Casa Bianca nell’amministrazione di Jimmy Carter), oggi è un ballerino attempato; prima era protagonista di scoop internazionali, oggi è interprete di balli da incubo. Selvaggia Lucarelli lo ha incenerito: «Risultato macchiettistico, la tua autoironia ottiene l’effetto boomer». Amen.
Certo non aveva bisogno di notorietà, quella ce l’aveva già anche se il pubblico di Rai1, quei 3 milioni e passa di spettatori, fanno la differenza: in aeroporto prima lo salutavano solo quelli della business, ora anche le ultime file dell’economy. Certo la fama, ma anche i soldi, come ha ammesso lui stesso, hanno avuto un peso nella sua decisione di accettare di mettersi il tutù (a quello non ci è ancora arrivato, ma chissà): «Ho chiesto a Milly Carlucci se avevo capito giusto: tu mi paghi bene e io devo perdere chili? Mi sembrava un ottimo affare, soprattutto rispetto all’idea di andare in una spa, tipo Mességué o Chenot, dove pago mille euro per ogni chilo che perdo». Una sfida, diceva, che sarebbe servita anche per fare un bagno di umiltà, anche se all’inizio devono avergli dato qualche ripetizione perché non era partito con il piede umile giusto. I fatti risalgono a una ventina di giorni fa. Il giornalista, nervoso, aveva risposto male a una redattrice del programma con toni accesi, troppo. Fuori luogo. Friedman unchained. Come al cavaliere nero lo devi lasciare in pace. L’ugola che sale di troppi decibel. Una rissa verbale eccessiva. Lui stesso aveva capito subito di aver sbagliato e per farsi perdonare aveva mandato un mazzo di fiori alla ragazza. Da allora la calma sarebbe tornata a regnare (unica eccezione Luca Barbareschi, le cui urla sono leggendarie, ma questo è un altro pezzo).
Firma per Financial Times, New York Times, Corriere e La Stampa, vincitore per ben quattro volte del British Press Award (equivalente inglese del Premio Pulitzer). Un’autorità. Eppure noi – vigliacchi che parliamo l’inglese di Renzi – lo abbiamo sempre guardato con sufficienza perché la cadenza alla Stanlio e Ollio finisce per far sorridere anche quando parla di terrorismo.
Volto popolare nei talk a discutere di economia e politica, mentre sabato sera diventa esperto di cha cha cha e rumba. Le altalene della vita. Nel 2015 scriveva My Way, il libro in cui Berlusconi si raccontava nella sua villa di Arcore, anche se poi il Cavaliere non aveva gradito del tutto (a un ragazzino disse, «non lo leggere; la prima parte è giusta perché ho potuto vederla, la seconda è una iattura»). I tempi andati sono quelli in cui il presidente della Repubblica Napolitano doveva respingere le accuse (di Friedman) di aver ordito un «golpe» per spodestare Berlusconi dalla carica di presidente del Consiglio e favorire l’ascesa di Monti. Che scoop bestiale. Oggi invece Friedman dice che vuole «diventare figo come Furkan Palali e Massimiliano Ossini». Che fisico bestiale.
La giuria di Ballando con le stelle non gli fa nessuno sconto. Nell’ultima puntata Selvaggia Lucarelli gli ha rifilato un inappellabile «zero», Mariotto si è spinto a un ben più magnanimo «uno», mentre Fabio Canino l’ha giudicato con un ottimistico «quattro». La prossima settimana Friedman rischia di essere fuori. «Arrivedorci» Alan.