il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2024
Gli incipit letterari più belli scelti dai lettori del Fatto
Ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, quasi non si fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, e solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato, capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende meglio conto di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c’è più.
(“Lettere contro la guerra”, Tiziano Terzani)
Carla Ricci
Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione.
(“Il Signore degli Anelli”, John Ronald Reuel Tolkien)
Alessio Frasson
L’inverno del ‘44 è stato a Milano il più mite che si sia avuto da un quarto di secolo; nebbia quasi mai, neve mai, pioggia non più da Novembre, e non una nuvola per mesi; tutto il giorno il sole. Spuntava il giorno e spuntava il sole; cadeva il giorno e se ne andava il sole.
(“Uomini e no”, Elio Vittorini.)
Beppo Bot
Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati.
(“L’opera da tre soldi”, Bertolt Brecht)
Vito Sardone
Mussolini e Meloni, stessa “M”: similitudini?
Sarebbe un buon esercizio se i nostalgici del “Si stava meglio quando si stava peggio” provassero almeno una volta a leggersi la storia del ventennio fascista e delle conseguenze a cui portò. Terracini presidente dell’assemblea costituente, durante un convegno dichiarò che in un paese democratico non ci dovrebbe essere più bisogno di parlare di fascismo. Se oggi ne parliamo quotidianamente in tutte le salse, significa che dobbiamo seriamente preoccuparci. Attualmente l’Italia è governata da una coalizione che ogni giorno di più, mostra un piglio autoritario che cerca di limitare alcuni capisaldi della nostra costituzione, cercando anche d’imbavagliare opposizioni e mezzi d’informazione. Del resto Meloni è la destra personificata e non ha mai chiaramente ammesso le atrocità del Nazifascismo, conservando perfino nella bandiera del suo partito la fiamma tricolore, simbolo della repubblica di Salò. I residuati bellici della Rsi, come Giorgio Almirante, sono venerati da tutti gli appartenenti a Fdi, che considerano l’ex repubblichino un cavaliere senza macchia e senza paura. Forse dimenticano che Almirante, importante esponente della Repubblica Sociale, promulgò l’editto che prevedeva l’immediata fucilazione senza processo per disertori e renitenti alla leva del neonato governo fantoccio,voluto da Hitler. Dio non voglia, che la M iniziale iniziale di due cognomi che riportano all’autoritarismo, sia un segno del destino.
Vladimiro Benedetti
Caro Vladimiro, se tutti studiassero la storia del fascismo, capirebbero le abissali differenze fra quella serissima, drammatica tragedia, e la ridicola farsa di questa “destra” al governo.
M. Trav.
Veneto, la mia via crucis nella sanità pubblica
A luglio comincio a soffrire per una tendinite al braccio e mi curo con antiinfiammatori, ma costretta a dormire in poltrona perché a letto il dolore è insopportabile. Ad agosto cerco un ortopedico, ovviamente lo trovo in uno studio privato ed inizio una serie di infiltrazioni per ridurre il dolore. A fine settembre, finite le infiltrazioni, ridotto, ma non scomparso il dolore, mi viene consigliata visita fisiatrica per terapie. Con impegnativa, priorità 30 giorni, mi fissano appuntamento per il 5 dicembre. Senza alternative, provo a sentire giorni fa se si è liberato un posto prima, mi viene consigliato di disdire il 5 dicembre e di attendere in lista. Ieri, 17 ottobre mi chiama il Cup e mi fissa per il 24 ottobre, incredula e felice, prendo nota. Oggi mi richiama il Cup dicendo che la visita è stata spostata al 25 novembre, motivi che non conoscono. L’unica sensazione che provo, oltre al dolore al braccio, mai scomparso, è un umiliante senso di impotenza. Io sono solo un insignificante caso di paziente in attesa, ma, caro presidente Zaia, è questa la sanità veneta di cui dovremmo essere orgogliosi?
Vally Tarzia