Corriere della Sera, 20 ottobre 2024
Incidenti. Giulia, la surfista trafitta da un Marlin
Base in Algarve, nel sud del Portogallo, sull’Oceano Atlantico. E poi sempre in movimento, dalla Cantabria alle Maldive, alla ricerca costante dell’onda migliore. Non si fermava mai Giulia Manfrini, 36 anni, torinese di Venaria Reale, morta venerdì mentre si allenava sulla sua inseparabile tavola da surf in Indonesia. Una tragedia assurda, quasi inspiegabile: una aguglia imperiale (o marlin) – come ha riferito il padre agli amici che lo hanno contattato – l’ha trafitta all’altezza del torace nelle acque delle Isole Mentawai. Un balzo mortale che le ha provocato una ferita di 5 centimetri al costato sinistro. Giulia, soccorsa da due uomini che l’hanno riportata a riva, è stata poi trasportata nel centro sanitario di Pei Pei Pasakiat Taileleu. Tutto inutile, la lesione era troppa profonda: «Inaspettatamente il pesce le è saltato addosso e l’ha colpita in pieno petto – ha confermato Lahmudin Siregar, responsabile della gestione dei disastri delle isole Mentawai —. Purtroppo non c’è stato nulla da fare».
Laureata in giurisprudenza a Torino, campionessa di snowboard, surfista di livello internazionale, istruttrice di apnea, influencer e cofondatrice di un’agenzia di viaggi. Giulia Manfrini era tante cose, troppe per appiccicarle addosso una sola «etichetta». Nata a Torino l’11 agosto 1988, figlia unica dell’avvocato civilista Giorgio Manfrini e di Chiara Pittarello, conosciutissimo medico di base di Venaria, sin da bambina ha sempre praticato sport a livello agonistico. «Ce la ricordiamo bene quando andava a fare equitazione con i genitori – raccontano nel bar sotto casa, di fronte al Municipio, a due passi dalla Reggia —. Era bellissima, adorava i cavalli ed era brava in tutto quello che faceva. Si capiva che Venaria le sarebbe stata stretta». La passione per la tavola l’ha conquistata quando aveva 15 anni e nel 2003 ha deciso di dedicarsi completamente allo snowboard. Sotto la guida del suo primo allenatore, Alessio Vivanet, dopo 3 anni ha vinto la Coppa Italia di snowboardcross Giovani e il campionato regionale di slalom. E nell’annata successiva ha debuttato in Coppa Europa, partecipando anche ai mondiali junior di snowboard. «Giulia era la vita in persona», ricorda commosso Vivanet, il suo mentore. Che con un filo di voce aggiunge: «Aveva energia, intelligenza e una determinazione fuori dal comune. Ho avuto la fortuna di allenare un’atleta che aveva delle doti tecniche e umane uniche. Era appena salita sulla tavola da snowboard quando ha cominciato con me, a San Sicario, e già si vedeva il suo talento. Sono sconvolto, non riesco ancora a crederci».
Al mondiale junior, nel 2008, si è classificata ventiduesima e l’anno successivo ha partecipato alla sua prima Universiade ad Harbin, in Cina, dove ha gareggiato in half pipe, snowboardcross e gigante. Poi sono arrivate le altre Universiadi in Turchia e a Trento, le selezioni per maestri di snowboard di secondo livello superate con facilità e la laurea in giurisprudenza nel 2013: «Giulia aveva scelto quella facoltà per seguire le orme del padre – racconta Federico, amico di vecchia data —, ma è sempre stato chiaro che la sua vita sarebbe stata un’altra. Con il surf è stato amore a prima vista e ormai viveva tra l’Oceano Atlantico e il Pacifico».
E infatti, a seconda delle stagioni, passava con disinvoltura da un continente a un altro. Per continuare a coltivare le sue passioni aveva fondato un’agenzia di viaggi per appassionati di surf e montagna. In attesa di notizie sul rientro della salma in Italia, a Venaria il sindaco Fabio Giulivi l’ha salutata a nome di tutta la comunità: «Ci sentiamo impotenti di fronte alla tragedia che ha strappato Giulia alla vita. Alla mamma Chiara e al papà Giorgio, l’abbraccio della città». Per tutto il mondo Giulia resterà «l’italiana dall’eterno sorriso», come la ricordano nella scuola di Surf in Cantabria: «L’unica consolazione è che te ne sei andata facendo ciò che amavi».