Corriere della Sera, 20 ottobre 2024
Un drone sulla casa di Netanyahu «L’Iran ha cercato di uccidermi»
GERUSALEMME Nel cielo che poco a poco si rischiara la sagoma scura dell’elicottero tallona quella più piccola del drone. Il pedinamento in aria diventa ravvicinato quando il velivolo pilotato a distanza arriva sopra alle case di Cesarea, sulla costa a nord di Tel Aviv. Perché tra le ville dell’elegante sobborgo costruito vicino alle rovine di epoca romana c’è quella di Benjamin Netanyahu e la traiettoria dell’apparecchio lanciato dal Libano sembra puntare lì.
Il sistema Cupola di Ferro ha abbattuto un’ottantina di missili lanciati in contemporanea, l’aviazione ha già intercettato altre due bombe volanti, questa è riuscita a superare le barriere e si abbatte vicino alla residenza privata del primo ministro, che da queste parti passa i fine settimana con la moglie Sara. Questa volta sono rimasti a Gerusalemme, ma i portavoce del premier sono certi: «La villa era l’obiettivo dell’attacco». Lo Shin Bet, il servizio segreto incaricato di garantirne la sicurezza, non spiega se l’edificio o il parco con piscina siano stati centrati dall’esplosione, la rivista digitale Axios scrive invece che il drone avrebbe «colpito il bersaglio».
L’altro fronte
Continua l’offensiva nel Nord della Striscia. E Bibi parla al telefono con Donald Trump
Poche ore dopo Bibi, com’è soprannominato, si è fatto riprendere mentre passeggia con gli occhiali da sole. Nel video – diffuso via social media – proclama: «Gli emissari dell’Iran che hanno tentato di eliminare me e mia moglie hanno commesso un grave errore. Nulla ci scoraggerà, proseguiremo fino alla vittoria». Il premier ha anche parlato al telefono con Trump e con il presidente della Camera Usa Mike Johnson. Fonti nel governo avvertono che «ci sarà una rappresaglia più ampia di quella prevista contro Teheran». Il modello inviato dall’Hezbollah libanese è lo stesso che una settimana fa era di nuovo riuscito a evadere le difese ed era caduto sulla mensa di una base militare uccidendo quattro soldati, anche allora le sirene di allarme non erano suonate. Il gruppo sciita ha detto venerdì di aver adottato «una nuova strategia con armamenti più sofisticati» dopo l’uccisione di Sinwar a Gaza: ieri ha lanciato 180 tra razzi, missili e droni su Israele, una persona è morta. L’aviazione di Tsahal ha bombardato obiettivi a Beirut e nel raid contro una cittadina nella valle della Beqaa sono stati ammazzati quattro libanesi, tra loro il sindaco. L’esercito continua l’offensiva nel Nord della Striscia, anche dopo la morte del capo dei capi di Hamas: eliminato quasi per caso da una squadra di soldati del corso ufficiali, alla caccia – spiega il quotidiano New York Times – hanno partecipato anche commando e squadre di intelligence americani, che hanno affiancato gli israeliani fin dal 7 ottobre di un anno fa, quando i terroristi palestinesi hanno invaso il Sud del Paese uccidendo 1.200 persone. Le truppe statunitensi sarebbero impegnate anche nel raccogliere informazioni sui 97 ostaggi ancora tenuti a Gaza. I portavoce delle forze armate sono dovuti intervenire 4 volte nel giro di 24 ore per smentire voci sulla liberazione di alcuni prigionieri. «Ogni notte è una notte insonne – commenta Shira Elbag, madre di Liri rapita da una postazione di soldate a Nir Oz – ma quella di venerdì l’ho passata davanti alla porta. Chi diffonde queste chiacchiere danneggia noi famigliari dei sequestrati».
Oltre 400 persone – secondo fonti dalla Striscia – sono state uccise in due settimane di offensiva contro il Nord del territorio, i palestinesi ammazzati in 379 giorni di guerra sono quasi 43 mila. Gli Emirati Arabi hanno effettuato il lancio di aiuti umanitari nelle aree più colpite dalla fame, mentre gli israeliani hanno lasciato cadere tra le macerie volantini con la foto del cadavere di Sinwar e il messaggio: «Hamas non governerà più Gaza».