il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2024
Iorio, incastrato perché parlava da solo in macchina
“Mercoledì, mercoledì mi deve dà i soldi (...) 15, 20, 20 mila (...) 4 pacchetti so 20... almeno 20 cazzo”. Come Robert De Niro nella sua magistrale interpretazione nel film Taxi Driver, ad aver tradito l’ormai ex direttore generale di Sogei, Paolino Iorio, è stata anche la sua abitudine a parlare da solo in auto dove, pensando di non essere intercettato, immaginava i colloqui con l’imprenditore Massimo Rossi senza prendere quelle precauzioni tecniche e lessicali (telefoni obsoleti, nomignoli per le tangenti e per le persone) utilizzate nelle conversazioni reali. Ieri la gip Roberta Conforti ha convalidato l’arresto in flagranza per i due, con l’aggravamento della misura cautelare in carcere per il manager Sogei. Iorio e Rossi sono indagati per corruzione nell’inchiesta della Procura di Roma su un presunto giro di mazzette intorno ad appalti milionari del settore informatico e della cybersicurezza.
Dalle 48 pagine dell’ordinanza di convalida, emergono i dettagli dei numerosi incontri tra Iorio e Rossi per la consegna dei soldi. Incontri che andavano avanti da almeno un anno. “Ma che fai, passi domani?”, gli chiede Rossi, intercettato, il 20 ottobre 2023. “Ehm... domani mattina sì, passo. Però con calma eh!”, la replica di Iorio. E Rossi: “Eh sì, sì, non mi svegliare alle sei”. Iorio ai pm ha ammesso di aver ottenuto da Rossi circa 10-15 mila euro al mese. Dalle intercettazioni emerge che l’imprenditore a sua volta attendeva il denaro da altri soggetti. “A me non m’hanno consegnato, mi sono dimenticato di avvertirti”, diceva il 20 novembre 2023 Rossi a Iorio. Situazioni che, evidentemente, innervosivano il manager. Il giorno dopo, parlando da solo in auto: “Stasera chiamami... ok vado, con la pioggia e mi dai i soldi... quale è il problema (...) questo non me po’ fa ste cazzate, porta 20 mila euro, che cazzo ci faccio con 20 mila euro”, diceva tra sé e sé. “È arrivato un pacco da Napoli”, gli riferiva invece Rossi quando le mazzette, chiuse in buste termosigillate, erano pronte ad essere consegnate.
Ma da dove arrivavano tutti questi soldi? I finanzieri del Nucleo Pef di Roma stanno approfondendo anche il ruolo di una terza persona, Sandro Sestili (non figura tra gli indagati indicati nel decreto di perquisizione, ndr), persona che dal 1997 ha percepito redditi anche da Poste Italiane e Inps. “Il nostro amico sta un po’ in difficoltà perché non lo pagano, quindi ha detto che adesso appena è pronto ci fa sapere”, dice Sestili a Rossi il 5 aprile 2024. “Un altro pacchetto per massimo”, annuncia sempre Sestili il 22 dicembre 2023 a una della sue collaboratrici.
Iorio ai pm ha assicurato che i soldi erano per sé. Lunedì i finanzieri e le unità cinofile però hanno trovato solo una piccola parte di quei soldi a casa del manager. “Li avevo nascosti sopra l’armadio”, si è giustificato Iorio attraverso i suoi legali. Ma i pm non gli credono. Pensano piuttosto che, a sua volta, Iorio abbia distribuito il denaro ad altri complici, al momento sconosciuti.