La Stampa, 19 ottobre 2024
Il bar senza barista
Una bella storia arriva da Valditacca, provincia di Parma, dov’è stato aperto un bar con la singolarità di essere senza barista: i clienti arrivano, si servono, pagano e se ne vanno. Il proprietario – si chiama Luca Cavani ed è un ristoratore – è molto soddisfatto dell’idea e della riuscita: «In due mesi non è mancato nulla». Non vorrei trarne insegnamenti melensi. Del resto la storia dell’uomo si apre con Adamo che tradisce la fiducia di Dio e assaggia il frutto della conoscenza: finalmente sa, vede il bene il male, inquina la sua purezza e l’intera Bibbia diventa una maledizione all’umanità intrigante: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo». Ognuna delle migliaia di pagine di Antico e Nuovo testamento è un invito a riporre fiducia non negli uomini ma in Dio, e soltanto la fiducia in Dio è in una fortezza inespugnabile. Più prosaicamente, se ne vede un’applicazione nel rapporto di reciproca fiducia fra me e la mia banca: se devo firmare dei documenti, mi porgono una biro legata a una catenella. Immagino abbiano escogitato la soluzione alla milionesima biro scomparsa (peccato io non abbia catenelle a cui assicurare i miei risparmi). Ecco perché la Bibbia è bella, perché è scritta da chi ha assaggiato il frutto della conoscenza e ha messo catenelle ovunque. E se io trovassi una banca senza catenelle alle biro, significherebbe che la banca si fida di me, e anche io mi fiderei di più della banca. Non è importante come andrà a finire la storia del bar, se la fiducia di Luca Cavani continuerà a essere ben riposta, come la fiducia in Dio. È importante che, se mi capitasse, andrei nel ristorante di Cavani fidandomi di lui.