la Repubblica, 19 ottobre 2024
Victoria’s secret ritorna alle sfilate, ma in minore
Sei anni. Tanto ci ha messo Victoria’s Secret, il colosso americano della lingerie sexy, per tornare sui suoi passi. Era infatti il 2018 quando il brand aveva fermato le faraoniche sfilate trasmesse anche in tv e diventate l’evento più emblematico della moda statunitense. La scelta era obbligata: al pubblico più giovane quelle esibizioni così sopra le righe, a colpi di modelle che ancheggiavano in tanga indossando enormi ali (“Angeli”: così si chiamano le testimonial del marchio) piacevano sempre meno, e il calo di vendite lo dimostrava. Inoltre, il fatto che il brand si ostinasse a puntare su un unico ideale estetico – donne molto alte, molto magre e molto perfette – in un momento in cui almeno a parole trionfava la diversità, rendeva lo show ancora più anacronistico. Poi era stato scoperto l’inquietante legame tra il suo proprietario, Lex Wexner, e Jeffrey Epstein, l’imprenditore deceduto in carcere nel 2019 dove era stato rinchiuso per pedofilia. Ciliegina sulla torta, la “cultura della misoginia” interna all’azienda, con molestie nei confronti di dipendenti e modelle. Troppo, per una società post #MeToo.Il problema è che ci sono voluti anni per capire che strada prendere. Prima il brand è stato ceduto. Poi sono arrivate nuove testimonial, più in linea con i tempi: modelle curvy, sportive professioniste, ragazze trans. Un anno e mezzo fa, al posto dello show è stato prodotto uno speciale tv su arte e attivismo femminista. Considerato come un modo per ripulirsi l’immagine è stato un flop. Finché, da Victoria’s Secret si sono resi conto che sui social gli utenti più giovani citavano con crescente passione e nostalgia proprio quei tanto vituperati show. Da qui, l’illuminazione: ricominciare con le sfilate, adattandole all’oggi. La sfilata, organizzata martedì scorso in un hangar di Brooklyn e trasmessa in diretta su social, Youtube e Prime Video, vista dal vivo non aveva la grandiosità del passato. Gli invitati stavolta sono stati solo novecento (prima erano migliaia), per buona parte agenti e affiliati regionali del marchio; pochi i vip in prima fila, e anche la scenografia, pensata per funzionare in video, è apparsa piuttosto scarna. Il cast invece era davvero stellare: hanno sfilato i volti storici del brand come Candice Swanepoel, Adriana Lima e Alessandra Ambrosio; le sorelle Gigi e Bella Hadid, Vittoria Ceretti, Irina Shayk e le modelle trans Alex Consani e Valentina Sampaio. Si sono viste le leggendarie Tyra Banks, Carla Bruni, Eva Herzigova e Kate Moss, con al seguito la figlia Lila. Ashley Graham, celebre modella plus-size, è stata tra le più applaudite. Ospiti musicali la star del k-pop Lisa, la sudafricana Tyla e, per il gran finale, Cher. A parte le ali, i pezzi presentati sono apparsi normali e “portabili” con una nota d’orgoglio italiano per le scarpe: René Caovilla ha realizzato in esclusiva per lo show 60 paia di sandali couture. Spirali di strass, bordure di cristalli e tacchi vertiginosi sono stati una scelta molto indovinata per la passerella.Ma alla fine, com’è andata? Da una parte, va apprezzata la scelta del marchio di restare fedele a se stesso senza cedere (troppo) al politically correct. Dall’altra, resta il dubbio su certe forme di comunicazione. La popolarità del brand, però, è salita quasi del 20 per cento. «È stato divertente, ma non si è visto nulla di nuovo», riflette Lauren Sherman, autrice con Chantal Fernandez di Selling Sexy, nuovo libro-inchiesta sul marchio. «Nel breve termine le vendite ne trarranno giovamento, ma non credo che l’ago della bilancia si sia mosso. Alla lunga, non è questo quello di cui Victoria’s Secret ha bisogno». Forse, neanche il marchio lo sa ancora bene.