Corriere della Sera, 19 ottobre 2024
La sicurezza corre sui fondali marini
A dare un’idea di che cosa è la globalizzazione può servire un telefonino coreano o giapponese in Europa: arriva da lontano, fa arrivare lontano la voce. Per capire come alla globalizzazione si possono assestare colpi bassi è utile tenere presenti il Mar Rosso e gli Houthi, i miliziani integralisti islamici dello Yemen.
Nell’attaccare con missili e droni le navi di compagnie in rapporti con Israele, dal novembre 2023 i filoiraniani yemeniti infliggono danni al trasporto marittimo delle merci, partite di smartphone comprese. Bloccato dagli Houthi è stato quasi l’80% del traffico internazionale che attraversava l’area esposta ai loro tiri. Per raggiungere l’Europa dall’Oceano Indiano numerosi mercantili circumnavigano l’Africa e sostengono più costi di prima. Ma se il terrorismo yemenita aggredisse anche infrastrutture al di sotto della superficie del mare ulteriori ripercussioni colpirebbero le nostre economie e le nostre abitudini. Incluse le conversazioni e i messaggi mediante quel cellulare.
«Gli Houthi non hanno la tecnologia subacquea, però più tempo passa e più è facile che se ne dotino», fa notare il capo di Stato maggiore della Marina militare italiana, ammiraglio Enrico Credendino. Spiega il comandante dei sommergibili, contrammiraglio Vito Lacerenza: «Nello Stretto di Bab el Mandeb, tra lo Yemen e Gibuti, in pochi chilometri convergono 16 cavi per flusso di dati. Passano per il Mar Rosso e collegano Europa, Africa e Asia. Scorrono su un fondale profondo meno di 200 metri, quindi sono molto vulnerabili». Quattro dei cavi furono danneggiati a febbraio. «Ne derivò l’indisponibilità di circa un quarto delle connessioni che transitano nel Mar Rosso, poi indirizzate su altri cavi. Sul fondo del mare viaggia quasi tutta la comunicazione globale di dati. Via Mar Rosso, circa il 20%», specifica Lacerenza.
Non è provato che le interruzioni di febbraio fossero dovute agli Houthi. A tranciare collegamenti può essere stata l’ancora di un’imbarcazione o altro. I danni, comunque, come il sabotaggio del 2022 al gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico, hanno rammentato in tempi di guerre e aumentate instabilità i rischi di quanto accade sott’acqua.
Nei giorni scorsi la Marina ha riunito a Venezia rappresentanti di 67 Stati, dirigenti di imprese, studiosi. «Uno sguardo agli abissi: la dimensione subacquea come nuova frontiera per l’umanità», era, tradotto dall’inglese, il titolo del convegno. Non invitati, Russia e Iran. La Cina ha preferito mancare. Le tre assenze evidenziavano una faglia politica rispetto ad altre parti di mondo. Una divisione che contribuisce a far valutare alle flotte occidentali tipi di minacce in mare non altrettanto temibili quando, sott’acqua, la profondità impediva i movimenti di tanti o di tutti. Paesi amici dell’Ucraina tra i quali l’Italia, controllano che i mercantili russi in navigazione nel Mediterraneo non disseminino strumenti ostili di nuova generazione verso cavi di comunicazione, elettrici e gasdotti.
A tutela del traffico mercantile, tra Mar Rosso, Golfo e Mar Arabico è in corso la missione europea Aspides. Per ciò che avviene sotto, intorno al nostro Paese prosegue Fondali sicuri, operazione con navi, velivoli, sommergibili affidata al comandante in capo della Squadra navale, ammiraglio Aurelio De Carolis.
La vulnerabilità dei cavi nello stretto tra Penisola Arabica e Africa è solo un aspetto di un ambiente percorso da cambiamenti. Le nuove tecnologie – a cominciare da mezzi subacquei a guida remota o autonomi – accelerano la competizione tra Stati, dilatano vuoti nel diritto internazionale. «Non abbiamo legislazione sufficientemente appropriata o non vi è affatto», constata Alessandro Pansa, presidente di Sparkle, società con 600 mila chilometri di cavi in fibra ottica in mare e su terra posseduti o gestiti. «Qualcuno dice che la dimensione subacquea non deve essere il Far West. Oggi lo è. Sott’acqua va chiunque. La tecnologia consente abbastanza facilmente di arrivare a tremila metri. Nel Mediterraneo il 75% dei fondali è meno profondo. Qualunque soggetto non statuale con un piccolo drone può essere in grado di compiere un sabotaggio», osserva Credendino. Sottolinea: «Quando si insedia la nuova Commissione europea occorre spingere affinché si vada avanti nel combattere la mancanza di consapevolezza di quanto conta il mondo subacqueo per le future generazioni». Conviene che questa consapevolezza sia circoscritta solo a militari e imprese del settore?