Corriere della Sera, 19 ottobre 2024
La guerra ciclisti-suv a Parigi
Tra le tante isole dell’«arcipelago francese», secondo la fortunata formula del sociologo Jérôme Fourquet, ci sono anche quelle formate dalle diverse categorie di utenti della strada, in particolare a Parigi: pedoni, ciclisti, scooteristi, motociclisti, automobilisti e automobilisti guidatori di Suv. Ognuno odia l’altro e si rinfaccia comportamenti pericolosi, anche se la stessa persona può essere ciclista che va dritto al semaforo rosso durante la settimana e automobilista che guida troppo forte la domenica sera tornando in città. Aggressività, nervosismo e inciviltà non sono esclusiva dei guidatori di grossi Suv, purtroppo. Ma qualche giorno fa un tragico fatto di cronaca ha rilanciato polemiche e accuse contro chi guida le auto più grosse e pesanti. Un uomo di 27 anni in bicicletta, Paul Varry, è stato investito volontariamente e ucciso da un automobilista vicino alla chiesa della Madeleine, a Parigi. I due avevano appena litigato perché il Suv di Ariel M., 52 anni, aveva invaso la pista ciclabile e l’aveva percorsa per 200 metri, provocando le sacrosante proteste della vittima, militante nelle associazioni di ciclisti urbani. Un caso limite di inciviltà e rabbia stradale, spinte fino all’omicidio. Un’utilitaria o una berlina, usate come un’arma, sarebbero state ugualmente letali, ma il senatore comunista Ian Brossat ha chiesto la messa al bando di tutti i Suv nella capitale, come se la responsabilità fosse dell’auto e non del conducente.