Corriere della Sera, 19 ottobre 2024
La manifestazione contro Stellantis a Roma
Roma – Fin dal primo mattino piazza Barberini si riempie di bandiere rosse, verdi, azzurre. La pioggia scende senza pietà, ma ai ventimila metalmeccanici arrivati da tutta Italia (e non solo) non importa. Striscioni e cori, cartelli e ombrelli, fumogeni, fischietti, tamburi. Tutti i leader sindacali in prima fila, inclusi i segretari generali. Il corteo Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm può partire verso piazza del Popolo. È il primo che vede riunite tutte le sigle dal 1994. E con loro anche tutti i segretari dell’opposizione, Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S), Carlo Calenda (Azione), Nicola Fratoianni (Si) e Angelo Bonelli (Avs).
Uniti in piazza per protestare contro Stellantis, il declino dell’automotive, la produzione quasi ferma (300 mila veicoli in un anno); per dire basta ad anni di cassa integrazione, per un piano industriale credibile e «per difendere l’occupazione e rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia e in Europa». E per avere risposte dal governo Meloni, soprattutto dopo l’audizione dell’ad Carlos Tavares in Parlamento che ha scontentato tutti.
«Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto» si legge sullo striscione srotolato davanti ai tre segretari dei metalmeccanici – Michele De Palma (Fiom), Ferdinando Uliano (Fim), Rocco Palombella (Uilm) —, accompagnati dai rispettivi segretari nazionali, Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl), Pierpaolo Bombardieri (Uil). «È ora che si negozi a Palazzo Chigi – dice De Palma dal palco in piazza del Popolo —, siamo al fallimento della strategia di Stellantis, ma noi le auto le sappiamo produrre, Tavares le sa vendere?». Landini chiede alla premier Giorgia Meloni un tavolo con Stellantis e l’indotto e il coinvolgimento dell’Europa, Calenda ci vuole anche John Elkann «altrimenti l’anno prossimo avremo un disastro industriale annunciato». Per Bombardieri (Uil) «il governo deve chiarire cosa farà» e Sbarra (Cisl): «Il governo sia garante e non riconosca incentivi se non dopo una presentazione di un piano industriale serio e credibile». Palombella (Uilm) spiega: «Dopo 40 anni scioperiamo unitariamente, non c’è più tempo da perdere, vogliamo una transizione giusta che metta al centro il lavoro e il futuro dell’auto in Italia». De Palma si rivolge al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Ascolti il silenzio delle fabbriche chiuse». I leader dell’opposizione ascoltano e parlano con gli operai. Schlein chiede che «Elkann venga in Parlamento», e Conte sulla stessa linea aggiunge: «il governo venga in mezzo ai lavoratori e guardi in faccia la realtà». Risponde il ministro delle Imprese Adolfo Urso che promette: «Sono vicino ai sindacati, sabato (oggi, ndr) convocherò Stellantis».
Ieri anche gli stabilimenti si sono fermati per 8 ore in tutta Italia con adesioni registrate dai sindacati fino al 100%. Dalla Lear di Grugliasco, alla Industria italiana autobus di Bologna e Flumeri (Avellino), dalla Marelli di Caivano (Napoli), alla Maserati di Modena, gli stabilimenti Stellantis di Melfi e Pratola Serra, Pomigliano, Cassino, Mirafiori, Verrone; e poi la Dumarey di Pisa, la Tiberina, la Marelli di Bologna e Sulmona, la Bosch di Bari, la Denso di Chieti, la Trigano di Siena e la Vm di Cento. Si sono fermati quasi tutti. Per Stellantis le cifre sono altre: «L’adesione è stata complessivamente dell’8%, la produzione non ha registrato alcuna interruzione negli impianti attualmente operativi». Il 25 ottobre replicano Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil: per i lavoratori della filiera non metalmeccanica dell’automotive sciopero nazionale di 8 ore e manifestazione a Roma.