Libero, 18 ottobre 2024
Il quartiere Stadera di Milano
Quartiere Stadera, un giovedì mattina di traffico e pioggia. Sull’asfalto, c’è una lunga di scia di sangue. I passanti allungano gli occhi su quel triangolo di cemento dove gli inquirenti si muovono veloci e precisi. È in quel punto esatto che ieri mattina il barista cinese di una paninoteca, insieme a un suo parente, ha ucciso a colpi di forbice Eros Di Ronza, pregiudicato 37enne, che si era appena introdotto nel suo negozio dopo aver forzato la saracinesca e stava scappando con centinaia di gratta e vinci. Tutto inizia verso le 5 del mattino quando lo scassinatore, accompagnato da un complice, arriva al numero 35 di viale Giovanni Da Cermenate su uno scooter rubato pochi giorni prima. Tempo pochi secondi e i due cominciano ad aprire la saracinesca con un piede di porco. Suona l’allarme. I ladri presi dal panico arraffano velocemente tutto ciò che possono e tentano la fuga. Ma è tutto inutile. Il ragazzo cinese abita sopra il locale di proprietà di sua zia. In pochi secondi scende e si mette all’inseguimento degli scassinatori con un paio di forbici. È una furia. Raggiunge Di Ronza e comincia a colpirlo ripetutamente fino a lasciarlo esanime a terra. Venti fendenti, diranno i primi resoconti. Qualcuno chiama i soccorsi. Nel giro di pochi minuti arrivano sul posto numerose volanti, un’ambulanza e un’auto medica ma è tutto inutile. Il 37enne muore per i colpi inferti all’altezza del petto. Al suo fianco i gratta e vinci si bagnano sotto la pioggia abbandonati sull’asfalto.
Da successivi accertamenti delle forze dell’ordine emergerà che l’uomo, che nel suo profilo instagram mostra numerosi tatuaggi sul viso, aveva diversi precedenti compresa resistenza a pubblico ufficiale. Il suo corpo verrà portato via alle 10 di mattina dopo gli accertamenti della scientifica. Intanto il quartiere è sotto shock.
Da tempo i residenti vivono in una specie di limbo in cui rapine, spaccio di droga e degrado sono all’ordine del giorno. La paura è palpabile, basta farsi un giro nella zona. La pioggia sferza le strade dello Stadera, via Palmieri, via Neera, via Barrili. Bocche cucite e sguardi bassi dappertutto. Anche in via Montegani di persone disposte a parlare se ne incontrano ben poche. «Ci conosciamo tutti» – spiega un’anziana guardandosi attorno per essere certa che nessuno la veda – «se non ti fai gli affari tuoi rischi di trovarti qualcuno sotto casa».
Anche nei bar pochi hanno voglia di parlare ma si capisce da sguardi e mezze frasi che la gente liquida l’omicidio di ieri come la logica conseguenza del costante stato di esasperazione che si vive in zona. Scippi, rapine, ubriachi che litigano e si picchiano. Senza contare lo spaccio di hashish e cocaina in ogni singola via del quartiere. «Questa è terra di nessuno» – sussurra sottovoce un pensionato – «Il 90% degli stabili è di proprietà dell’ALER e noi non abbiamo nessuna protezione. Stato e Comune si sono dimenticati di noi». Carlo Marnini, consigliere di zona 5 per FdI, allo Stadera ci vive fin da bambino. «Si percepisce una costante sensazione di insicurezza» spiega il consigliere precisando che non si registrano solo rapine. Marnini riferisce infatti di alcune “spaccate” notturne con le quali i malviventi hanno distrutto delle vetrine in zona.
«Se arrivano a tanto per rubare all’interno di negozi di periferia allora significa che sono dei disperati fuori controllo». Il consigliere sottolinea poi che Eros Di Ronza non abitava allo Stadera. «Come lui sono in tanti quelli che vengono da fuori per portare avanti i loro traffici qui da noi». Anche Flavio Verri, consigliere comunale in quota Lega per zona 5 conosce molto bene la realtà della zona, e racconta che «il quartiere anno dopo anno sta diventando sempre più problematico». Soprattutto da quando etnie differenti sono venute a contatto dimostrando di essere del tutto incompatibili. Nel 2022 vengono sgomberate 5 case popolari al civico 5 di via Gola e così la comunità marocchina e quella egiziana si ritrovano a vivere una accanto all’altra in via Montegani. «Il risultato? Una guerra continua tra bande di 15enni che si affrontano quasi quotidianamente a colpi di bottiglie e coltelli», racconta Verri che avverte: «questi ragazzini quando cresceranno diventeranno ancora più pericolosi e a rimetterci come al solito saranno i milanesi che nonostante tutto vogliono continuare a vivere nel quartiere». Il consigliere sottolinea anche come la zona lentamente ma inesorabilmente si stia islamizzando. In zona c’è anche una grande macelleria halal che «è diventato un punto di aggregazione per persone di origine mussulmana, vengono anche da altre parti della città per comprare carne e poi si fermano a parlare tra loro». Don Eugenio opera da 20 anni con la Scuola della Seconda Opportunità, organizzazione promossa dalla Fondazione Sicomoro: «Quartieri come lo Stadera presentano una povertà educativa e culturale che inevitabilmente aumenta le probabilità che i giovani delinquano», dice il don. Il sacerdote conosce molto bene il quartiere e racconta di avere salvato molti ragazzi da un destino segnato da solitudine e abbandono.
«Nello Stadera, come in altre zone povere della città abitano famiglie fragili che non sempre sono in grado di fornire un’adeguata educazione ai propri figli» – spiega Don Eugenio sottolineando che la piaga più grave è quella dell’abbandono scolastico. «Se un ragazzo rimane tutta la giornata a far niente sulla strada ha molte più probabilità di perdersi» – precisa il sacerdote – «un destino che sicuramente possiamo riconoscere in fatti di cronaca come quello che ha visto Eros Di Ronza morire così giovane lasciando 3 figli».