Libero, 18 ottobre 2024
L’altoforno Ilva appena riavviato è già sotto sequestro
L’altoforno dell’Ilva, a Taranto, era stato riacceso da meno di ventiquattr’ore che ieri è arrivato un nuovo provvedimento di sequestro. La ripartenza dell’impianto è avvenuta mercoledì, alla presenza del ministro delle Imprese Adolfo Urso e dei commissari straordinari. Ieri è giunto un nuovo decreto di sequestro disposto dal gip di Potenza Ida Iura, su richiesta della procura lucana, dopo che la Corte d’Assise d’Appello (il 13 settembre scorso) aveva annullato la sentenza di primo grado del processo a carico di 37 imputati e tre società. Lo stabilimento di Taranto, grazie ai vari decreti salva-Ilva, potrà comunque continuare l’attività.
«È evidente», si legge nel decreto emesso dal Gip, «che l’utilizzo criminale dello stabilimento a fini di profitto in spregio persino agli accordi presi per ridurre l’impatto mortale delle lavorazioni non può che essere arrestato sottraendo la disponibilità delle aree in cui avvengono le lavorazioni che hanno determinato la compromissione dell’ambiente, della salute dei lavoratori e della popolazione residente». Il primo provvedimento di sequestro fu disposto il 26 luglio 2012 dal gip di Taranto Patrizia Todisco.
«La siderurgia è il pilastro dell’industria manifatturiera a cui non si può assolutamente rinunciare tanto più alla luce dei cambiamenti geopolitici», ha affermato Urso in un videomessaggio inviato alla presentazione del rapporto Asvis a poche ore dalla decisione del gip di Potenza. «I rischi delle attuali transizioni», ha aggiunto il ministro, «sono sotto gli occhi di tutti a partire dalla crisi evidente e clamorosa del settore automotive e dalle difficoltà di comparti energivori come la siderurgia, su cui abbiamo messo mano con determinazione e responsabilità».
La riaccensione dell’altoforno rappresenta un passaggio importante nel processo di rilancio dell’impianto pugliese e doveva segnare l’inizio di un percorso che punta alla transizione verso la decarbonizzazione e l’adozione dei forni elettrici. Il riavvio, fra l’altro, si basa su un netto miglioramento delle prestazioni ambientali dopo l’installazione dell’impianto di abbattimento degli ossidi di azoto, degli ossidi di zolfo e delle polveri dal camino della centrale termica. I lavori hanno previsto l’impiego delle migliori tecnologie disponibili, come richiesto dal piano di ripartenza.