Libero, 18 ottobre 2024
I venetisti vogliono la statua di Casanova al posto del re
Passato il moderato stupore per il fatto che in Italia ci sono i “venetisti”, come apprendiamo da un articolo del Corriere del Veneto che racconta la querelle che stiamo per commentare, bisogna dire che la loro richiesta di sostituire il monumento a Vittorio Emanuele II con una statua a Giacomo Casanova non è del tutto priva di fondamento. I venetisti – termine che può valere sia nell’accezione storico-politica per chi si batteva (o si batte ancora oggi, se vuole) per l’indipendenza del Veneto, sia più estesamente per chi ne vuole esaltare i caratteri storici e culturali – ritengono che il re sabaudo «non esprima niente di veneziano». E in effetti, Casa Savoia e la Serenissima hanno ben poco in comune, anzi, si può dire che siano state due entità autonome, che hanno incrociato il loro destino solo al momento dell’unificazione dell’Italia, e anche allora in modo alquanto sbrigativo e contingente. Fino a quel momento, le aree di influenza della politica e dell’azione sabaude non hanno mai significativamente sconfinato nella Repubblica lagunare, la cui storia è piuttosto legata a quella delle altre repubbliche marinare, e, soprattutto grazie ai commerci, aveva assorbito tutt’altri contributi, non ultimi quelli del lussureggiante Oriente raccontato ne “Il Milione” di Marco Polo. Perciò, ripetiamo, è sensata la domanda che si pone Albert Gardin, che della Repubblica Veneta non accetta, idealmente, nemmeno la dissoluzione avvenuta in epoca napoleonica, e si firma testardamente 121esimo Doge: «Rappresenta di più Venezia Vittorio Emanuele II – la cui statua si trova dal 1887 in Riva degli Schiavoni – o Giacomo Casanova?». Gardin non ha dubbi, e chiede la rimozione del re d’Italia per fare posto a un monumento dedicato al «filosofo e ambasciatore della cultura veneziana».
L’occasione sarebbe peraltro propizia, essendo il celebre veneziano nato il 2 aprile 1725: il prossimo 2 aprile cadrà dunque il trecentesimo dalla sua nascita e, fatto piuttosto sorprendente, in tutta Venezia non c’è una sola statua di Casanova. Lo scrittore Alessandro Marzo Magno, al Corriere, rincara: «È vero, non ci sono statue dedicate a Casanova e l’unica targa che c’è in città è stata messa negli anni Settanta nel posto sbagliato», e prosegue: «più che una statua, come è stata chiesta anche quest’anno per Marco Polo, sarebbe interessante cogliere l’occasione di questo anniversario per diffondere le opere di Casanova e magari applicare delle targhe nei luoghi dove ha vissuto, da Palazzo Zaguri a Palazzo Bragadin». C’è tuttavia una piccola lapide in calle Malipiero, nella zona dove Casanova nacque, anche se visse l’infanzia presso una nonna in calle dei Orbi. Favorevole invece alla realizzazione di una statua è Mauro Rigoni, proprietario di Palazzo Zaguri che diventerà un museo casanoviano, e dove ha sede la Fondazione Giacomo Casanova. Rigoni spiega il legame di Ca’ Zaguri e Casanova col fatto che Pietro Zaguri fu un mecenate di Casanova. Prevedibilmente, i toni di Gardin si alzano quando deve parlare di Vittorio Emanuele II, «solo un segno di falsificazione politica e storica», dice, e ribadisce la richiesta al Comune di rimuoverla «al più presto».
Riassunta la querelle, ci permettiamo di fare qualche considerazione il più possibile spassionata, da non veneti quali siamo, ma da lettori dell’opera di Casanova. Il fatto è che ci pare, tutto sommato, che i due personaggi posti in conflitto, siano effettivamente imparagonabili. Vittorio Emanuele II, l’abbiamo detto, con Venezia non c’entra quasi niente. Ma d’altronde nemmeno si può pensare di sostituire un “falso dio”, con una figura che, altro che falso dio! Era quasi il diavolo (e dietro una ridicola santimonia, se ne compiaceva). Quello che vogliamo dire è che Casanova era sì “filosofo”, valente scrittore (un poco prolisso) e traduttore di Omero, ma anche ex galeotto, fuggiasco, seduttore (usiamo un eufemismo) e, vittima dei suoi stessi intrighi, visse gli ultimi anni in un crepuscolo malinconico: morì solo e dimenticato in Boemia, nel castello di Dux, da cui pare però che uscì per assistere alla prima del Don Giovanni di Mozart a Praga. Così come non è del tutto sbagliato parlare di “falsificazione storica” a proposito della statua di Vittorio Emanuele II in Riva degli Schiavoni, pensiamo che riparare all’errore con una celebrazione puramente agiografica di uno dei più spregiudicati avventurieri della storia, sarebbe un’ingiustizia soprattutto nei suoi confronti.