il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2024
Molestie nelle scuole di giornalismo
“Voi con queste gonnelline mi provocate”, dice alle sue studentesse un formatore della scuola di giornalismo di Perugia (poi allontanato dall’incarico). “Non ti piaccio o non ti interessa il sesso?”, domanda un redattore alla sua stagista proveniente dalla scuola di giornalismo di Urbino. “Le donne non sono fatte per questo mestiere, ammettiamolo!” dice un formatore di una delle scuole di giornalismo di Milano. Un collega, concedendo alle donne la possibilità di essere giornaliste, tuttavia le esclude dall’occuparsi di mafia o esteri, temi troppo elevati. Sono solo alcuni dei casi riportati dall’inchiesta di Francesca Candiolo, Roberta Cavaglià e Stefania Prandi pubblicata il 16 ottobre da Irpi Media. E dopo aver letto l’inchiesta, il presidente del Consiglio Nazionale dell’ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli ha convocato un incontro con i direttori delle Scuole di Giornalismo per invitare a una maggiore “vigilanza”.
Le giornaliste di Irpi hanno indagato il tema delle discriminazioni di genere e delle molestie (sessuali e verbali) analizzando 10 master di giornalismo (e gli stage offerti). Che le redazioni fossero dei microsistemi che riflettono il sessismo e le strutture patriarcali del mondo era noto: si tratta di un luogo di lavoro con uno dei più alti tassi di molestie e sessismo; i dati più aggiornati della Fnsi (Federazione nazionale della stampa) nel 2019 segnalavano che l’85% delle giornaliste assunte dichiaravano di avere subito molestie sessuali almeno una volta nella loro carriera. Ma, come emerge dall’inchiesta, questo accade anche durante il percorso di formazione dove “la sperequazione di potere tra formatori e alunne è particolarmente accentuato”. Il 50% del campione (243 persone) ha raccontato di “aver assistito o saputo di molestie sessuali e verbali, tentate violenze sessuali, atti persecutori, stalking, mobbing, ricatti e discriminazioni di genere”. Il più delle volte, dopo aver subito un abuso, emergeva che chi lo aveva commesso era già noto per il suo comportamento, che veniva tollerato. In alternativa l’accaduto veniva sminuito e giustificato: “Gli uomini sono fatti così. Dovresti imparare a sfruttare i loro punti deboli per fare carriera”. Interpellate sul tema, le scuole si sono spesso difese affermando di essere intervenute ad ogni segnalazione pervenuta, mentre gli ordini regionali (ad eccezione delle Marche) negano di aver ricevuto segnalazioni in merito.