La Stampa, 18 ottobre 2024
La paura a Milano è un format da social
Milano – L’ultima a lamentarsi su Instagram è stata la presentatrice e influencer Giulia Salemi: «Da donna sono stanca di vivere in una città così poco sicura. Vedo solo facce che mi terrorizzano, potenziali scippatori e stupratori che mi fissano, non sono libera neppure di portare fuori il cane. Bella Milano! Per quello che costa, bella e sicura!». Ma, prima di lei, è lungo l’elenco di vip che hanno lamentato soprattutto sui social quanto Milano sia diventata una città «pericolosa e invivibile», tanto da farlo diventare un format che viene ciclicamente alimentato. Un paio d’anni fa aveva iniziato Chiara Ferragni: «Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua a esserci a Milano. La situazione è fuori controllo». Poi Elenoire Casalegno, aggredita in Brera, le ex veline Ludovica Frasca e Thais Wiggers, la moglie del calciatore Stefano Sensi, Giulia Amodio. E ancora Christian Vieri, che ha sventato un furto in un ristorante, il campione di formula 1 Carlos Sainz Jr derubato dell’orologio da 150 mila euro, e il bassista di Jovanotti Saturnino Celani, a cui è stato scippato il portafoglio in metropolitana.Sfoghi che fanno rumore e alimentano polemiche su un tema delicato – la percezione della sicurezza in città – al centro della partita politica, tanto che il sindaco Giuseppe Sala ha ingaggiato l’ex capo della polizia Franco Gabrielli come delegato della sicurezza del Comune, e ha annunciato l’assunzione di 500 nuovi agenti della polizia locale. Ma Milano è davvero così insicura? Nell’indice di criminalità 2024 del Sole 24 ore il capoluogo lombardo si conferma maglia nera con oltre 7 mila reati denunciati nel 2023 ogni 100 mila abitanti. Un dato che, per chi si occupa ogni giorno di ordine pubblico, è «falsato» da una serie di ragioni: a Milano si denuncia più che in tante altre città e in diversi casi a rivolgersi a polizia e carabinieri sono turisti o persone che arrivano qui ma che magari hanno subito un furto o un’aggressione fuori, in treno oppure in aeroporto. Tema centrale è la crescita della metropoli, visitata da 11,5 milioni di turisti nel solo 2023, con i suoi 211 mila studenti (di cui uno su tre arriva da fuori Lombardia), e che accoglie anche il 10 per cento dei minori stranieri non accompagnati d’Italia, al netto degli invisibili che non rientrano nei censimenti.Sono tanti i ragazzini a riversarsi nella città dalle province vicine soprattutto nei week-end e a costringere polizia e carabinieri a servizi straordinari e a quelli «ad alto impatto» coordinati dalla prefettura nelle stazioni, come a Porta Garibaldi. Perché sempre più spesso sono proprio i più giovani i protagonisti di risse, violenze sessuali e ruberie, mentre negli anni le aree più sensibili della città si sono moltiplicate: la movida non è concentrata più soltanto sui Navigli o alle colonne di San Lorenzo ma in luoghi diversificati e sempre più lontani dal centro.Se si guarda ai dati, nei primi otto mesi del 2024 il numero delle violenze sessuali è rimasto costante rispetto agli stessi mesi del 2023, così come quello delle rapine: si riducono quelle in strada ma aumentano quelle negli esercizi commerciali, come l’episodio di ieri finito in tragedia a Cermenate. Ma, come ha sottolineato il presidente del Tribunale Fabio Roia, «nei primi mesi del 2024 gli arresti per reati di strada sono cresciuti del 30 per cento» come i rimpatri ordinati dal questore Bruno Megale: da 362 nel 2023 a 416 fino a ottobre del 2024. Ogni notte, nei giorni feriali, presidiano Milano 30 volanti della polizia. Mentre dalla mattina alla sera, nel territorio anche dell’hinterland, operano 450 pattuglie dei carabinieri.Spiega Sonia Stefanizzi, docente di Governo della sicurezza alla Bicocca: «Quando parliamo di sicurezza urbana non possiamo limitarci a questioni legate alla criminalità perché questo è solo un aspetto, tanto è vero che nonostante il diminuire della microcriminalità il senso di insicurezza aumenta. Parlare di sicurezza vuol dire parlare anche dei processi che possono alterare la percezione della sicurezza al di là del fatto che ci siano concrete minacce criminali». Una percezione che, paradossalmente, viene alimentata da una serie di fattori come «installare più telecamere, aumentare il numero di agenti o creare barriere architettoniche, come è avvenuto nelle stazioni ferroviarie». Ma un ruolo fondamentale ce l’ha anche la narrazione della cronaca: «Quando si parla di inferno in terra, di quartieri polveriera o di terreni da bonificare, i mezzi di comunicazione non fanno altro che accrescere l’attenzione della politica e gli interventi repressivi c’è una responsabilità nel creare allarme e nel farlo entrare nell’agenda della politica». Il senso di insicurezza si moltiplica sui social, dove proliferano piattaforme che rilanciano i video di furti in metropolitana, aggressioni in strada, tiktoker in lacrime palpeggiate in treno. Molto spesso chi gira quei filmati, però, dimentica di usare lo stesso cellulare per comporre il 112 e denunciare quello a cui sta assistendo.