la Repubblica, 18 ottobre 2024
Intervista a Nabih Berri, presidente del parlamento libanese
Beirut – Nabih Berri è l’uomo più potente del Libano. La prima volta che fu eletto presidente del Parlamento era il 1990, aveva 52 anni, era un brillante avvocato che la guerra civile aveva trasformato in un capo-milizia, allora la più importante forza sciita, Amal. In tre decenni, non hai mai perso un’elezione come speaker della Camera, ha fatto di Amal il riferimento dello sciismo politico libanese e si è alleato con Hezbollah. Ha vissuto e negoziato in tutti i confitti con Israele e anche in questa guerra le sue parole pesano più di altre: Hezbollah si è affidato a lui per le trattative con la comunità internazionale, con lui parlano gli iraniani.A 86 anni conserva il tono pacato e i modi gentili e l’abilità di navigare nell’intricato sistema confessionale e settario libanese, in cui la gestione dello Stato è spartita tra diverse comunità e capi-bastone. Oggi pomeriggio incontrerà la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, primo capo di governo a visitare il Libano travolto dall’offensiva israeliana.Presidente Berri, nelle ultime settimane il governo libanese ha chiesto più volte un cessate il fuoco, lo stesso hanno fatto gli europei e gli americani, ma sul terreno i combattimenti continuano e si intensificano. C’è davvero spazio per una tregua?
«Ho sollecitato e continuo a chiedere un cessate il fuoco immediato cosìcome stanno facendo l’intero governo libanese e la comunità internazionale. Il Libano porterà presto questa richiesta anche al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per attuare la risoluzione 1701 in pieno. Ma tutti gli appelli e gli sforzi che facciamo si scontrano con il rifiuto israeliano di fermare l’aggressione contro il Libano. Israele continua con i massacri, che non risparmiano i civili, le strutture sanitarie, i paramedici, la missione internazionale Unifil e l’esercito libanese. Il loro obiettivo è colpire le fondamenta della risoluzione 1701 e rivela la loro reale intenzione di cancellare questa risoluzione per perseguire una guerra più ampia».
Hezbollah è disposto ad accettare un cessate il fuoco in Libano separandolo dal cessate il fuoco a Gaza?
«Il Libano ha approvato l’ “appello” franco-americano al cessate il fuoco, che ha ottenuto anche il sostegno arabo e internazionale. I promotori di questa iniziativa assicurano che l’appello è ancora valido e tutte le componenti politiche del Libano lo sostengono, anche Hezbollah. Ma la proposta “franco-americana” è stata manipolata e respinta dal primoministro israeliano».
Tutti invocano la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite come via d’uscita dal conflitto, ma non è una strada facile: Israele non ha mai smesso di violarla effettuando per esempio sorvoli aerei, e Hezbollah non ha mai accettato di disarmare il confine: quale mediazione è possibile?
«Dal 2006, quando è stata approvatala risoluzione 1701, il Libano – che si basa sui documenti e i registri delle Nazioni Unite, delle forze Internazionali di emergenza (Unifil ndr),di cui l’Italia è parte essenziale ha registrato più di 33mila violazioni da parte israeliana per via aerea, terrestre e marittima. L’attuazione della risoluzione 1701 non è difficile come molti credono, se Israele accetta le condizioni e si ritira datutto il territorio libanese. In cambio, il Libano si impegna a realizzare tutte le condizioni richieste, tra cui l’invio di 15mila soldati dell’esercito libanese da schierare insieme alle forze dell’Unifil nella parte meridionale della regione del Litani fino all’ultimo punto di confine nazionale libanese, come unica forza legalmente riconosciuta presente nell’area».
L’opposizione le chiede di convocare il Parlamento per eleggere un nuovo presidente e anche la comunità internazionale preme affinché il Libano abbia un nuovo leader in grado di gestire la transizione. Qual è la sua risposta?
«Non è il momento giusto per eleggere un presidente adesso perché il Libano è sottoposto all’aggressione israeliana e la priorità ora è il cessate il fuoco».