Libero, 17 ottobre 2024
Noi grassi e la libertà di ingozzarsi
Vietato essere obesi. In Gran Bretagna la sinistra vuole imporre lo «Stato estetico». Il ministro della Sanità, Wes Streeting, ha un’idea semplice: offrire gratis a chi ha chili di troppo iniezioni di Ozempic, un farmaco che sopprime l’appetito facendo sentire le persone più sazie sfruttando il principio attivo della semaglutide, utilizzato per trattare il diabete di tipo 2 e l’obesità. E il motivo di questa sterzata salutista è quello di riportare sul mercato del lavoro gli inattivi dichiarando guerra al girovita che grava sulla casse dello Stato per l’assistenza sanitaria per undici miliardi l’anno.
Ma l’idea del governo laburista ha anche un messaggio implicito sociologico tanto caro alla sinistra: redimere chi è in sovrappeso. Il ciccione ormai è il nemico numero uno del radical chic. E dunque va rimesso sul binario del mangiar sano, del tenersi a stecchetto. Il ministro Streeting per spiegare il suo piano ha usato queste parole: «A tante persone queste iniezioni dimagranti cambieranno la vita: li aiuteranno a tornare al lavoro e alleggeriranno la domanda sul servizio sanitario».
Insomma lo Stato si occupa di “cambiare” la vita dei sudditi di Sua Maestà. E l’esistenza del panzone dovrà pian piano allinearsi a quella della acciughina che non mette su un solo etto. Se la panza non scende con una prugna a metà mattinata e due albicocche (rigorosamente conservate in una bustina per surgelati), ecco che ci pensa l’iniezione di Stato a occuparsi di quel testardo che ama magnare. Il grasso dunque è nel mirino del governo laburista e della sinistra abituata a coccolarsi a tavola con le le gallette di mais al posto del pane accompagnati da una gustosissima quinoa con qualche pezzetto di filetto di tonno. Al naturale eh. Se resta ancora fame c’è sempre una centrifuga con lo zenzero. Il tutto per spazzare via ogni commento velenoso: «E sta panza quando l’hai messa su?», è il mantra più frequente. Ma c’è anche chi ti mette nella lista nera con il finto spirito da medico improvvisato con improbabile specializzazione in scienze dell’alimentazione: «Ma la pizza quante volte la mangi in una settimana? Ma la pasta tutti i giorni? Eh certo se mangi così...», rigorosamente ignorando: quanto tempo si ha a disposizione per improvvisarsi chef quando si lavora al mattino presto e magari si è finito la sera prima sul tardi. Vietato farsi i cazzi propri, nemmeno a tavola.
E proprio da chi fa da sentinella, da secondino tra gli obesi rinchiusi tra i cuscinoni del divano, ecco arriva l’occasione giusta per incrementare l’attivismo da finti dietologi. Per il governo laburista infatti potrebbero anche lavorare i “moralizzatori del movimento”: «Non ci vai in palestra? Ma almeno 10.000 passi al giorno devi farli», amano dire all’obeso di turno vomitandogli addosso in pochi secondi un odio sociale che manco per un divario di reddito è così facile da riscontrare.
Ma l’indottrinamento alla linea è subdolo: avviene anche sui social. Alzi la mano chi non ha mai visto un post con tanto di mappina colorata accompagnato da un incisivo «...il sole, il lungomare, 10km tutti d’un fiato». E lì ecco che si palesa la grande lezione che dovrebbero appuntarsi sulla panza tutti coloro che sono in sovrappeso: «Io sto attento alla bilancia, mi metto in strada già all’alba e corro, corro, corro, mentre tu, grassaccio te ne stai tra le coperte», è il retro-pensiero dei fanatici del cardio-fitness outdoor. E non vogliamo qui citare il più classico degli ammonimenti che arrivano alle orecchio di un obeso? «I bottoni della camicia ti stanno esplodendo, si vede la pancia quando ti siedi». E lì che fai? Davanti a tanta delicatezza? Fai un respiro, poi trattieni l’aria e speri che il momento imbarazzante si chiuda al più presto. Tutte domandine e ammonimenti che fanno più male dell’ago di una puntura di Ozempic.
Ma il governo del maestrino Starmer forse perde di vista un elemento fondamentale di tutta questa storia: chi è inattivo perché obeso probabilmente ha altri problemi che andrebbero approfonditi e risolti come ad esempio la depressione. Recentemente hanno preso piede le comunità che aiutano i “mangiatori compulsivi” a smettere. Si tratta di coloro che trovano sollievo, come se fosse alcol, nel riempirsi lo stomaco. Un gesto meccanico in cui si cerca la “ricompensa” che non si ha altrove, sul lavoro o in famiglia.
Forse è necessario partire dalle cause e non dalle conseguenze dell’obesità. Lo stile di vita incide, ma anche la psiche fa tanto. E il voler imporre una magrezza per decreto crea un precedente inquietante con lo Stato che entra nella calorie e decide il tuo aspetto fisico, giudicandolo già implicitamente come inadeguato. La libertà su cui si fonda l’Occidente deve essere declinata anche su ogni buco che intendiamo avere sulla cintura. Nessuno, men che meno un ministro della Salute, può permettersi di definire gli obesi un “peso” per sistema sanitario. Il fish and chips non è il demonio. Resta un diritto di chi vuole ingozzarsi. Senza sentirsi, per questo, inutile.