Il Messaggero, 17 ottobre 2024
Per un figlio con Gda si pagano fino a 200mila euro
Roma – Unica alternativa possibile o pratica contraria ai diritti e alla dignità delle donne. Le opinioni in merito alla surrogazione di maternità sono da sempre discordanti. Ma al di là dei risvolti medici, etici, sociali e giuridici sottesi il fenomeno, già prima dell’ulteriore stretta a cui sta lavorando il governo, è stato oggetto delle attenzioni del legislatore e della giurisprudenza penali che incrimina e punisce «chiunque, in qualsiasi forma realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità». Per questo motivo, le coppie eterosessuali, omossessuali o anche i single che, fino ad ora, non hanno voluto rinunciare al sogno di un bebè, sono andati all’estero, in Paesi (secondo alcuni civili, per altri barbari) dove questa procedura è permessa. Come Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti (ma non in tutti gli Stati che ne fanno parte), Grecia, Portogallo, Albania, Georgia, Ucraina e Russia. Certo, non è però una soluzione alla portata di tutti. Il costo dell’utero in affitto varia da 50.000 a 200.000 euro a seconda del Paese scelto. Pionieri della maternità surrogata sono gli Usa dove non solo la pratica è legale ma non è mai stata un tabù.Lo dimostra l’ultima frontiera sponsorizzata da una nota agenzia della California, la “Extraordinary Conceptions” che offre ai futuri genitori, meglio definiti genitori intenzionali, la possibilità di scegliere finanche etnia, colore degli occhi e dei capelli e altezza delle donatrici pronte a offrire i propri ovuli per la gravidanza per altri. Il tutto per un costo che varia tra i 120 e i 140mila euro ma che può lievitare oltre i 250mila euro in caso di gravidanza gemellare. In Grecia il prezzo parte da 66.900 euro, in Georgia da 47.200 e in Albania da 61.900. Costi più bassi è in Ucraina dove il prezzo dell’operazione partiva (prima della guerra) da 49.900 euro. Ma, per i genitori italiani si tratta di circa 250 casi l’anno, 9 coppie su 10 sono eterosessuali, i problemi non finivano qui. Infatti, uno dei passaggi più delicati a gravidanza conclusa, era far rientrare in Italia i figli nati da maternità surrogata visto che da noi è una pratica illegale. Ad esempio i genitori intenzionali che rientravano dall’America con un “Parentage Order” ossia un’ordinanza con cui il tribunale confermava che i genitori previsti sono anche i genitori legali del bambino che alla nascita risulta essere americano, non sempre vedevano riconosciuto tale documento in Italia. Per avere validità avrebbe dovuto essere trascritto nei registri dell’Anagrafe del comune di residenza ma non tutti i municipi lo consentivano. In caso di diniego ad essere riconosciuto era solo il genitore biologico mentre l’altro genitore “intenzionale” doveva ricorrere all’adozione in casi particolari. Insomma una regolamentazione a macchia di leopardo che, comunque, necessitava di una sistemazione. Certo è che, ora che la maternità surrogata è reato universale, diventare “genitori ad ogni costo” sarà sempre più difficile.