La Stampa, 17 ottobre 2024
L’uomo che da 40 anni vive in Rsa
Sulla torta c’è il numero 40, ma non si riferisce all’età. Enrico Picollo, 81 anni, ha festeggiato gli anni che ha trascorso nella casa di riposo a Riva presso Chieri in via Vittorio Veneto, dove vive da quando aveva 42 anni. Nella sala dove si ritrovano gli ospiti, nella struttura sono 33. Lui si guarda intorno e sorride: «Questa è la mia famiglia, è casa mia. Sto bene e non vorrei vivere da nessuna altra parte».Enrico è nato a Castelnuovo don Bosco il 19 novembre del 1942: «Tra poco compio 82 anni» dice. I genitori gestivano il bar ristorante Torino in via Roma a Castelnuovo don Bosco: «Mio papà era barista e mia mamma cuoca. Io servivo ai tavoli o davo una mano al bancone». Quando Enrico ha 20 anni il papà muore: «Io e mamma ci siamo trasferiti a Pessione (una frazione di Chieri ndr). Lavoravo da operaio nelle tessiture. Poi ho acquistato un distributore di benzina, a Pessione». Una vita serena, finchè non muore la mamma: «Avevo tante ragazze, ma tutte passeggere – ride -, non mi sono mai voluto impegnare. Giravo in Mini Minor, mi piaceva andare a ballare. Poi è cambiato tutto». Enrico si ritrova solo: «Non avevo più nessuno e non ero capace neppure di farmi un piatto di pasta». Così finisce in casa di riposo: «Me lo hanno consigliato le assistenti sociali e io mi sono subito trovato bene con gli anziani, con gli operatori, con i medici e non ho più voluto andare via». La casa di riposo è tutto il suo mondo ed Enrico se ne occupa volentieri: «Mi piace dare una mano, se devo spingere un altro ospite in carrozzina lo faccio volentieri, aiuto ad apparecchiare e sparecchiare». «Non potremmo immaginare questa casa senza Enrico – dice il direttore Matteo Brusasco -, tutti gli vogliamo bene e lui ricambia. Dà una mano a tutti, è sempre presente. È il simbolo di questa casa di riposo». Quando arriva un nuovo ospite Enrico lo aspetta sulla porta: «Dà il benvenuto e si offre per aiutarlo in un posto che non conosce. È davvero un punto di riferimento» conclude Brusasco. Tant’è che Enrico piange ogni volta che un anziano ospite muore: «Sono la mia famiglia, io qui voglio bene a tutti. Non riesco a trattenere le lacrime».Durante il Covid si è ammalato ed è stato ricoverato per più di un mese: «Prima a Carmagnola e poi a Moncalieri. Non respiravo più, ma don Bosco mi ha salvato». Enrico è molto devoto al santo del suo paese Natale: «Lo prego mattino e sera, quando mi sveglio e prima di andare a dormire. Tutte le sere io e il mio compagno di stanza seguiamo il rosario di Lourdes e poi ce ne andiamo a dormire». Come trascorre le sue giornate nella Rsa? «Al mattino esco, vado a fare commissioni, mi piace andare al mercato quando c’è. E mi fermo a chiacchierare un po’ con tutti perché anche in paese sono molto conosciuto. Poi dò una mano in casa di riposo: aiuto gli ospiti a spostarsi, apparecchio, sparecchio, apro la porta quando viene qualcuno. Insomma cerco di rendermi utile». Ogni tanto torna a Castelnuovo don Bosco: «Vado al cimitero, a salutare mamma e papà. Mi accompagna mia cugina, sempre lei mi aiuta se devo andare ad una visita medica. Per il resto io sto bene qui, non mi manca niente».