la Repubblica, 17 ottobre 2024
Intervista a una coppia di genitori con la Gpa
Hanno fatto appena in tempo ad abbracciare i loro gemelli. Laura Zappa e Edoardo Scenna tirano un sospiro di sollievo all’indomani dell’approvazione della nuova legge. Solo per pochi mesi non incorreranno nel reato universale.
Eppure di difficoltà ne hanno attraversate. Prima fra tutte un’atresia delle vie biliari, patologia congenita del fegato di cui è affetta Laura, e a causa della quale ben tre ospedali del nord Italia si sono rifiutati di attuare una fecondazione artificiale omologa. A 34 e 31 anni, su consiglio dell’avvocato Giorgio Muccio, che segue molte coppie all’estero, si sono rivolti all’Ucraina per trovare una madre surrogata in una delle tante cliniche del paese. Nel 2020 il primo viaggio a Kiev. La Gestlife li accoglie e appronta per loro un pacchetto di interventi. Poi arriva la guerra. E con essa la paura. La coppia di Lodi chiede che la gestante venga trasferita in Georgia per dare alla luce i suoi due gemelli. A raccontare è Laura.
«Nessuno in Italia ci ha aiutato. Ci hanno sbattuto tante porte in faccia. La mia aspettativa di vita è di 60 anni e sono in lista per un trapianto, ma la voglia di maternità era troppo forte. Nessuno può decidere al posto nostro. Ecco perché lo abbiamo fatto».Quanto avete pagato il trattamento?«Il nostro pacchetto prevedeva soggiorno, ovuli da donatrice, tentativi illimitati di transfer di embrioni, diagnosi pre impanto per la qualità degli embrioni. E la disponibilità di una donna che portasse avanti la gravidanza. Il tutto per la cifra di 79 mila euro. In più abbiamo potuto scegliere la gravidanza gemellare e il sesso dei bambini, un maschio e una femmina».Quali sono stati gli ostacoli maggiori?«Siamo rimasti bloccati sei mesi in Georgia dove avevamo chiesto di trasferire Marina (così si chiama la partoriente) a causa della guerra. Abbiamo dovuto affrontare un processo lì perché la legge georgiana, diversamente da quella ucraina, impone di avere anche un contratto con la donatrice degli ovuli oltre al contratto con la clinica».E poi?«I problemi non sono finiti. Quando siamo tornati in Italia i bambini erano registrati solo a nome di mio marito che è il padre biologico e abbiamo dovuto aspettare altri due anni per l’adozione da parte mia».Quale è stato il periodo più difficile?«Quello in attesa che venissi riconosciuta come madre legale. A livello legale non avevo diritti. Ogni documento era intestato solo a mio marito. È stato un periodo di incertezza. E se mi avessero detto di no all’adozione?».Ha spiegato a chi vi circonda la storia dei vostri figli?«Ho detto a tutti da dove vengono i gemelli. Al mio datore di lavoro e ora anche a scuola dei bambini. Non voglio nascondere nulla perché non faccio nulla di male».Siete rimasti in rapporto con la gestante?«A Marina abbiamo scritto delle mail durante la gravidanza, ma secondo la legge ucraina dopo la nascita non ci possono esser più contatti. Appena saranno più grandi racconteremo ai bambini la loro storia. Abbiamo scritto una favola con la fatina che dona i piccoli ai genitori. Vogliamo che sappiano tutto sulla loro origine».La nuova legge renderà “colpevole di gestazione per altri” ogni coppia che ricorra alla surrogata. Con sanzioni e carcere.«E pensare che in ambasciata ci hanno detto che, nella sola Ucraina, circa 500 famiglie ogni anno fanno quello che abbiamo fatto noi».Cosa pensa della surrogata come reato universale?«È solo l’ennesimo insensato tentativo di dissuadere le persone a intraprendere una pratica ritenuta dal nostro governo disumana. Purtroppo senza capire che vietandola alimenterà l’illegalità e il traffico di essere umani».