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 2024  ottobre 17 Giovedì calendario

Il ministro della Cultura alla Buchmesse

Francoforte – «Grazie agli assenti, perché sono presenti. Autori, scrittori, traduttori, tutti i protagonisti dell’editoria italiana che per qualsiasi ragione oggi sono dei convitati di pietra, ma sono con noi e saranno con noi». Buchmesse di Francoforte, ore 11. Mentre il Pavilion, il cuore politico della Fiera, ospita i premi Strega Antonio Scurati e Paolo Giordano – presenti, ma non nella delegazione ufficiale italiana – a poca distanza, nello stand collettivo dell’Italia ospite d’onore, subito dopo il taglio del nastro parla il ministro della Cultura Alessandro Giuli. «Mi fa piacere – aggiunge – sapere di una presenza variegata di autrici e autori italiani qui alla Buchmesse, dentro e fuori dal Padiglione Italia. Mi piace l’idea che ci sia qualcosa di debordante rispetto alle premesse. Andare oltre i confini è sempre bello, perché tutti contribuiscono al dibattito culturale, politico e civile della nostra società». Si cerca di ricomporre, non si sa ancora cosa diranno esattamente dall’altra parte i «convitati di pietra», ma lo strappo è così plasticamente evidente, incarnato in quei pochi metri che separano il Pavilion dallo stand italiano, che gli stessi organizzatori non fanno finta di nulla.
Innocenzo Cipolletta, il presidente dell’Associazione italiana editori, che ha curato il programma letterario con il coordinamento del commissario straordinario del Governo Mauro Mazza, torna a precisare che è stato messo a punto «in totale indipendenza, senza nessuna pressione da parte di nessuno, attraverso le nostre procedure». Le quali, aggiunge, «hanno anche comportato qualche assenza. Ce ne dispiace. Però voglio sottolineare che l’utilizzo di procedure da parte di associazioni e istituzioni è uno strumento importante per l’imparzialità».
Più tardi, interviene il commissario Mazza: «In questa edizione della Buchmesse, nel nostro programma – afferma – si confrontano opinioni diverse e pensieri lontani l’uno dall’altro. Questo è il vero confronto. In altri incontri c’è chi preferisce dibattere con chi la pensa nello stesso modo. E questo non arricchisce nessuno. Ma la Buchmesse è un luogo di libertà, quindi c’è spazio per tutti».
E mentre nel pomeriggio viene diffusa la nota di un altro Strega, Sandro Veronesi, nella quale l’autore ribadisce che «non prenderà parte a nessun evento di nessun tipo in questa edizione della Buchmesse», ma che «sarà in città per impegni di natura professionale, privatamente finanziati», tra chi ieri è salito sul palco «ufficiale» dell’Italia ospite d’onore, c’è lo storico Giordano Bruno Guerri, voce della destra libertaria, presidente del Vittoriale degli Italiani, da poco in libreria con Benito (Rizzoli). Cosa pensa del binario parallelo su cui sta correndo l’Italia alla Buchmesse? «Credo sia una situazione creatasi per una serie di equivoci e che rispecchi gli italiani e la loro storia. Non siamo mai stati tutti d’accordo. La cultura è un valore assoluto ma è un mondo variegatissimo, ci sono divergenze che considero benigne». Quanto al sospetto che si voglia riscrivere la storia del fascismo, aggiunge: «Non vedo tentazioni fasciste in questo governo. Quella storia l’ha già scritta De Felice negli anni Settanta». Infine, aggiunge, ci sono «libri come il mio Benito e la serie M. di Scurati, ma hanno funzioni diverse».
La giornata di ieri fa registrare anche il primo intervento del ministro Giuli, «debuttante» come lui stesso si è definito, davanti alla platea degli editori, raccolti numerosi nello stand collettivo italiano. Nel discorso, affermazioni di principio e questioni più urgenti. Il ministro sottolinea che nel 1988, l’anno della precedente partecipazione italiana, «la circolazione letteraria era impossibile con la cortina di ferro» e che ora «le condizioni storiche, economiche sociali, malgrado tutte le contrapposizioni, sono estremamente migliorate». Eppure, aggiunge «oggi siamo ancora alle prese con il rischio di una nuova cortina di ferro culturale. Una cortina che riguarda la linea di faglia provocata dalla guerra nell’Est europeo, ma che, almeno, non dovrebbe provocare linee di faglia nel mondo libero».
Quindi, a margine, un tema caldo come la difesa dell’operato al Maxxi, suo e di Francesco Spano, ex segretario generale del Museo e ora capo di gabinetto nominato tra le polemiche. «Non rimprovero alla precedente gestione – dice Giuli – di avere lasciato una programmazione e un budget così così. Accetto le critiche, ma aspetto che tutti vedano i numeri reali». Quanto al nuovo incarico di ministro, dal palco Giuli dichiara di volere «resistere affinché la cultura resti sempre al centro dei finanziamenti pubblici» e spiega che «uno dei primi atti sarà dare sostegno alle biblioteche di prossimità». Quindi promette «misure di incentivo alla lettura», finanziate anche «attingendo a risorse eccezionali, come quelle della bigliettazione di musei e luoghi pubblici della cultura». Cita la «buona prova della Carta della cultura giovani e del merito, eredità di Sangiuliano» e annuncia che si aprirà «presto» un tavolo con gli editori.
La parola passa quindi a loro. L’occasione è il convegno sul mercato italiano del libro che si svolge ogni anno alla Buchmesse. Vengono presentati i dati dei primi otto mesi del 2024 del mercato trade (saggistica e narrativa acquistata nelle librerie, online e nella grande distribuzione) a cura dell’Ufficio studi Aie su rilevazioni NielsenIQ-GfK. I numeri confermano un mercato cresciuto notevolmente negli ultimi cinque anni ma al momento fermo, con un calo dei ricavi dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Cosa fare? Tra gli ospiti del panel c’è Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del gruppo Gems. Nel suo intervento ricorda come «nel 2015-16, a fronte di un calo del mercato, l’allora governo inventò la misura salomonica della 18App, che non faceva distinzioni tra i destinatari ma dava a tutti i diciottenni 500 euro da spendere in consumi culturali». Un provvedimento, prosegue, «che alzò l’indice di lettura tra i giovani». Ecco perché «siamo rimasti spiazzati per la sua abolizione. C’è stata una sostituzione con la Carta della cultura giovani e del merito, che non è rivolta a tutti, per ridurre la spesa. Inoltre, la 18App era bellissima anche perché garantiva un rapporto diretto tra lo Stato e i ragazzi, che sceglievano loro cosa acquistare». Infine, Mauri sottolinea che «dopo il Covid, alle biblioteche era stato destinato un fondo di 30 milioni da spendere nelle librerie locali ma che anche questo è stato cancellato». Un altro punto al tavolo del nuovo ministro con la filiera del libro.