Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 17 Giovedì calendario

I musei inglesi chiedono una tregua ai protestanti

L’arte senza prezzo è diventata un obiettivo per atti di protesta. Se è lecito chiedersi che colpa abbiano Leonardo Da Vinci, Van Gogh o Monet per la scarsa attenzione che generazioni di loro ammiratori hanno prestato all’ambiente, è vero anche che, in genere, i danni provocati da minestre e purè di patate gettati contro i capolavori sono solo superficiali. Più profondo, invece, l’effetto che queste azioni hanno su dipendenti e visitatori dei musei, «che non si sentono più al sicuro», tanto che con una lettera senza precedenti i direttori delle principali istituzioni culturali del Regno Unito hanno chiesto una tregua. «Rispettiamo il diritto di protesta», hanno scritto, sottolineando anche di essere sensibili alle cause dei manifestanti, ma «con ogni attacco siamo obbligati a considerare di erigere nuove barriere tra gente e opere» che appartengono alla nazione, e quindi ai visitatori, «per proteggere questi fragili oggetti per le prossime generazioni». «Il mondo – aggiungono – è un posto molto buio al momento, ma queste proteste devono essere rimosse dai nostri musei e dalle nostre gallerie così che questi luoghi possano continuare a fornire luce e consolazione e a mostrare quanto di meglio ha realizzato l’umanità». Dal luglio 2022, la National Gallery è stata colpita cinque volte. Due di questi attacchi si sono verificati negli ultimi 20 giorni. Che le proteste si spostino altrove, allora, anche perché la ripetizione non è mai amica dell’arte o dell’efficacia del messaggio.