la Repubblica, 16 ottobre 2024
La joint venture italo-tedesca per carri armati e veicoli corazzati
Il patto dei mezzi corazzati diventa operativo e genera una joint venture tra Leonardo e Rheinmetall in grado di rivoluzionare uno dei mercati più importanti creati dal ritorno della guerra in Europa: quello dei carri armati e soprattutto quello dei veicoli cingolati da combattimento, chiamati IFV, che si sono particolarmente imposti sui campi di battaglia ucraini. «È forse l’iniziativa di questo tipo più importante nella storia di Leonardo – ha dichiarato l’amministratore delegato Roberto Cingolani – ed è la prima che attraverso l’accordo tra due colossi pone le basi per il sistema europeo della difesa. Lo consideriamo un atto esplorativo ma se riuscissimo a far capire che le alleanze per creare dei giganti industriali sono necessarie alla sicurezza del nostro continente e ci portano ad essere competitivi con la Cina e con gli Usa, allora faremmo un passo in avanti significativo».L’intesa nasce in primo luogo per realizzare la risurrezione delle “forze pesanti” del nostro Esercito, stabilita con la Nato dopo l’attacco russo a Kiev: bisognare rimettere in piedi due brigate corazzate, con quasi 500 tank e mille blindati. Un impegno che prevede la spesa di 23 miliardi di euro entro il 2040. La catena di montaggio sarà nello storico impianto Oto Melara di La Spezia e il 60 per cento della lavorazione avverrà nel nostro Paese. Non è stato ancora definito il ruolo di Iveco Defense Vehicle, l’altro protagonista nazionale del settore. Nelle scorse settimane si è parlato di una trattativa per la vendita al gruppo di Piazza Montegrappa, ma Cingolani ieri si è limitato a dire: «L’accordo è basato su una tecnologia proprietaria con una visione specifica. Al momento non c’è un ruolo di Iveco, Leonardo e Rheinmetall sono autosufficienti, ci potrebbero essere accordi commerciali che nel caso esploreremo».Inizialmente Leonardo si era alleata con il consorzio franco-tedesco Kfds puntando sulla produzione dell’ultimo modello del Leopard 2, il cui progetto risale a mezzo secolo fa. Poi però c’è stato un veto all’inserimento di sistemi made in Italy mentre – come ha rivelato ieri Cingolani – la consegna dei primi esemplari sarebbe avvenuta cinque anni dopo il contratto: un tempo inaccettabile per le esigenze della Difesa. Subito – grazie anche alla mediazione di Alessandro Ercolani, numero uno di Rheinmetall Italia, e del codirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani – è stata definita una soluzione alternativa: forse più rischiosa, ma indubbiamentecon prospettive molto piùpromettenti.Il punto di partenza per il nuovo carro dell’Esercito sarà il Panther KF 51, sviluppato dall’azienda tedesca ma non ancora in produzione, mentre il veicolo da combattimento per la fanteria sarà basato sul Lynx. Come ha sottolineato anche il ceo di Rheinmetall Armin Papperger, il Panther è stato disegnato peressere pienamente digitale, scambiando dati con una sfera di sensori – dai satelliti ai droni, dagli aerei ai soldati sul terreno – che verranno elaborati dall’intelligenza artificiale per offrire il quadro esatto della situazione: una delle lezioni fondamentali emerse dal fronte ucraino. Non a caso, Rheinmetall è la compagnia più attiva nel sostegno alle forze di Kiev. Le potenzialità di sviluppo del tank sono ampie: Papperger ha spiegato che in futuro potrà adottare un cannone a caricamento automatico, riducendo l’equipaggio a due sole persone, o addirittura venire “teleguidato” senza uomini a bordo. Ed è anche un’occasione unica per Leonardo, assente da decenni dal settore dei cingolati ma leader nei sistemi elettronici e con un’esperienza unica nelle torrette. In più, Panther e Lynx sono gli unici mezzi innovativi in tutto l’Occidente: Pappenger stima che il solo mercato dei tank nei prossimi dieci anni varrà cinquanta miliardi di euro, con la possibilità della joint venture Leonardo-Rheinmetall di ottenere la metà delle commesse. «La piattaforma è a un livello tra i migliori del mondo, credo stabilirà un nuovo stato dell’arte», ha aggiuntoCingolani La sfida adesso è rispettare le scadenze. Il Panther italianizzato deve essere pronto entro due anni, integrando una quota notevole di equipaggiamenti e forse l’intera torretta di concezione nazionale: tempi da record rispetto alla tradizionale lentezza dei programmi bellici. Ma Rheinmetall è l’unica compagnia europea ad avere raggiunto ritmi da economia di guerra. «Dopo l’attacco all’Ucraina – ha evidenziato Papperger, protetto da una scorta massiccia dopo le minacce russe – siamo riusciti a quadruplicare la costruzione di veicoli tattici».