la Repubblica, 16 ottobre 2024
La Corea del Sud lancia volantini sulla Corea del Nord
L’orologio svizzero da 12 mila dollari: un Portofino Automatic della Iwc Schaffhausen che il Maresciallo porta sempre al polso. La giacca di Dior – valore sconosciuto ma non certo economica che la figlia del leader ama indossare. C’erano queste immagini stampate sui volantini trasportati in questi giorni dai droni partiti dalla Corea del Sud (mandati da attivisti-disertori o dal governo di Seul, non è chiaro) e atterrati poi a Pyongyang che hanno fatto infuriare il regime. Messaggio: i Kim vivono nel lusso mentre costringono alla fame il loro popolo. Nei piccoli manifesti pure dei grafici che mostrano quanto cibo si può acquistare con uno stipendio medio annuo al Nord e al Sud: facile intuire da quale parte del confine si viva meglio.È toccato dunque ancora una volta alla sorella del dittatore, Kim Yo-jong, fare la voce grossa, scagliandosi contro i «bastardi sudcoreani e americani» e minacciando Seul: «Pagherà un caro prezzo». Il regno eremita è estremamente sensibile ai tentativi esterni di mettere in discussione il culto della personalità della dinastia che governa da sempre il Paese.All’ultimo capitolo della “guerra dei volantini” che ormai va avanti da mesi tra le due Coree (con il Nord che ha lanciato migliaia di palloncini pure con spazzatura ed escrementi), si aggiungono ora però altri elementi di tensione. Un’altra “guerra”: quella delle strade. Lo aveva promesso la settimana scorsa e ora lo ha fatto davvero: Kim Jong-un ha dato ordine ieri a mezzogiorno di far esplodere parti delle strade e delle linee ferroviarie – sul proprio lato del confine – che collegano la Corea del Nord a quella del Sud. L’esercito di Seul in risposta ha sparato colpi di avvertimento a sud della Linea di demarcazione che divide i due Paesi, tecnicamente ancora in guerra.Una mossa – simbolica – quella di far saltare in aria i collegamenti (inutilizzati da anni) che arriva il giorno successivo all’incontro che Kim ha tenuto lunedì con glialti funzionari della sicurezza per «esaminare i piani di azione militare» in risposta al caso droni-volantini.Sebbene le ultime azioni riflettano un’escalation delle tensioni nella penisola, molti analisti sono concordi: non segnalano l’imminente inizio di un conflitto militare, anche se i rischi di possibili malintesi aumentano. La cosa più importante a cui tiene Kim è la sopravvivenza del proprio regime e lanciare un attacco diretto al sud vorrebbe dire essere annientatodalla potenza dei sudcoreani e da quella dei loro alleati americani. Il leader con questa mossa manda in ogni caso vari messaggi: tagliare i legami con la Corea del Sud (definita da Kim già a inizio anno «nemico principale»), abbandonare lo storico obiettivo di una pacifica unificazione coreana, attirare l’attenzione degli Usa cercando di mettere in disparte Seul in caso di nuovi negoziati sul nucleare segnalando che il Maresciallo vuole parlare direttamente soltanto con chi siederà, dopo le elezioni, alla Casa Bianca.Pyongyang non è nuova a show coreografici del genere. Nel 2020 aveva già fatto saltare con la dinamite un ufficio di collegamento a Kaesong, pochi chilometri a nord del confine. Quest’anno ha fatto distruggere l’Arco della Riunificazione, l’iconico monumento costruito nel 2001 sotto il regno del padre di Kim. Le due ferrovie e le strade intercoreane dalla fine della guerra nel 1953 sono state in funzione solo durante brevi periodi di distensione. I collegamenti dal nord al sud sono infatti inutilizzati da anni e sono già stati smantellati in vari punti dall’esercito di Kim. A rendere più preoccupante la situazione ci si è messo il Cremlino: il patto di mutua difesa tra Russia e Corea del Nord firmato a giugno è «chiaro», dice il portavoce Dimitri Peskov, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di un coinvolgimento russo in caso di conflitto tra le due Coree. Il trattato è in realtà abbastanza ambiguo e, ad esempio, non specifica se la Corea del Nord beneficia dell’ombrello nucleare russo. La Cina, l’altro grande protagonista di questo triangolo, in una breve dichiarazione della portavoce del ministero degli Esteri afferma: «La priorità assoluta è evitare un’ulteriore escalation».Domenica il Nord aveva messo in stato di massima allerta l’artiglieria di confine in risposta proprio all’intrusione dei droni, minacciando di reagire con la forza se altri velivoli fossero entrati nel suo spazio aereo. Nessuno deve sapere in quale lusso vive la dinastiarossa dei Kim