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 2024  ottobre 16 Mercoledì calendario

Reportage dal Nebraska

Immaginate un gigante alieno alto 5 chilometri che cade dal cielo per abbattersi, morto, sul Nebraska, uno Stato grande quanto due terzi dell’Italia ma con meno di due milioni di persone. Cade su un paesino di 200 abitanti, «bianchi per il 95%, tutti con il pick up, tutti che ascoltano musica country, che hanno il proprio fucile», che alla fine della giornata nei campi vanno al bar «con la tuta da lavoro e i jeans, la pelle secca e screpolata per la nicotina e il vento perenne». Lo scrittore di graphic novel Van Jensen, nato nel paesino di Lewellen ha sognato il gigante e ci ha scritto un romanzo: «Godfall» (Atlantide) che diventerà una serie tv su Amazon realizzata da Ron Howard (il vecchio Richie di «Happy days»). Caduto il gigante, il paesino prototipo dell’America rurale conservatrice si popola di gente di città, venuta da Stati democratici, inclusi scienziati, militari e musulmani di cui la gente sa solo «quel che passano i notiziari: e cioè guerre, terrorismo e rifugiati». Spuntano anche un serial killer e le teorie del complotto, «con cui la gente razionalizza qualcosa che non combacia con il modo in cui ha imparato a vedere il mondo» spiega Jensen. «Poi politici come Trump le incoraggiano ai propri fini». 
Il Nebraska è uno Stato dove l’America rurale e urbana convivono, anche se spesso non interagiscono: negli ultimi 5-10 anni, con l’inflazione e la crisi degli alloggi in America, molti sono venuti qui perché potevano ancora comprare casa; e nelle zone rurali interi settori come l’azienda di maiali del governatore repubblicano Jim Pillen o il macello della carne di Cargill dipendono dai lavoratori ispanici. Nelle elezioni presidenziali, si è trasformato in un campo di battaglia. È uno dei due Stati che non danno tutti i Grandi Elettori al candidato che ottiene la maggioranza dei voti. Il Nebraska ha cinque Grandi Elettori: due vanno a chi vince la maggioranza nello Stato, ma gli altri tre spettano al vincitore in ognuno dei tre distretti. E nel distretto di Omaha (il secondo), il più urbano, potrebbero vincere i democratici. È successo due volte dal 1992 quand’è cambiata la legge: Joe Biden nel 2020, Obama nel 2008. Solo un voto: che sarà mai? Invece i democratici hanno speso 15 milioni di dollari in pubblicità, perché c’è uno scenario non del tutto pazzesco e assai meno improbabile di un gigante caduto dal cielo nel quale questo pallino blu in un mare rosso trumpiano potrebbe rivelarsi decisivo. Se Harris vince in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e perde in Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada, arriverà a 269 Grandi Elettori: un pallino blu in Nebraska, dov’è nato il suo vice Tim Walz, la porterebbe al fatidico 270 e a diventare presidente. Trump ha cercato di sbarrarle questa strada, chiedendo a un senatore e al governatore Pillen di far cambiare la legge in modo che chi ottiene la maggioranza «prenda tutto». Non c’è riuscito.  
Chi vota per Harris mette in giardino un cartello bianco con il pallino blu. Kimara Snipes (si pronuncia «chimera») è una donna afroamericana che ha inseguito il sogno vano di diventare sindaco (ora vuole entrare nella commissione scolastica). Sul computer ha un adesivo che dice: «Leggo libri vietati». Ci spiega che Omaha è un melting pot, si parlano 120 lingue, ma anche una delle città più segregate d’America. Per conquistare il pallino blu, Harris deve vincere nel nord afroamericano di Omaha e nel sud ispanico. Seguiamo Kimara che fa campagna elettorale bussando alle porte del quartiere oggi ispanico di Little Italy: alla pizzeria Orsi sono esposte foto della festa di Santa Lucia ma quasi nessuno parla italiano. Nessuno apre le porte: si sentono urla dall’interno, arriva il cane... Harris ha meno appoggio di Biden tra gli ispanici. Allo stesso tempo, spiega Dennis Miller, cugino dello scrittore Van Jensen ed ex repubblicano convertito al partito rivale già prima che suo figlio trans facesse coming out, molti conservatori sono ostili ai «latinos» anche se interi settori dipendono da loro. 
A Omaha c’è una importante comunità afghana. Safi Rauf e suo fratello Anees Khalil hanno evacuato 8.000 afghani da Kabul dopo il ritiro Usa e sono finiti per tre mesi e mezzo in un carcere talebano. Safi è sposato con una regista di Broadway che è ebrea: il  New York Times ha scritto delle loro nozze, simbolo dell’amore tra Americhe diverse. Ma Safi dice che c’è meno entusiasmo per Harris che per Obama, un po’ perché mancano contenuti al suo messaggio, un po’ per maschilismo.