Corriere della Sera, 16 ottobre 2024
Har Qeren, la base (quasi) segreta costruita con gli Stati Uniti
Sito 512, a Har Qeren, appena a una trentina di chilometri dalla Striscia di Gaza. La sigla in codice identifica una base «segreta» – in realtà nota – realizzata dagli Usa insieme agli israeliani fin dagli anni 2000. Costruita nel deserto del Negev fa parte della rete integrata di sorveglianza che deve monitorare la minaccia dei missili iraniani. Per questo ospita un radar mobile, i Patriot e forse anche un Thaad, il sistema più sofisticato di questa categoria di armi. Un equipaggiamento di nuovo sotto l’attenzione perché il Pentagono ha deciso di inviarlo in queste ore nello Stato ebraico. Un supporto all’ombrello dell’Idf messo sotto pressione dagli attacchi degli avversari. La batteria è composta da 9 lanciatori su camion, ognuno con 8 ordigni in grado di ingaggiare proiettili a corto, medio e lungo raggio. Un intercettamento che avviene nella fase finale, grazie all’assistenza degli apparati in dotazione. La missione dello scudo è coordinata da alcune stazioni sparse in Medio Oriente, network sviluppato seguendo le mosse di Teheran, impegnata nell’ampliamento del proprio arsenale. Antenne che tengono sotto controllo le mosse della Divisione aerospaziale dei pasdaran, la componente protagonista delle recenti rappresaglie e sponda per le milizie alleate dotate anche loro di mezzi con i quali bersagliare da lontano lo Stato ebraico. Il centro nel Negev, all’inizio, ospitava un centinaio di soldati ma successivamente, con lavori nel 2017 e nel 2023, la sua capacità è stata estesa a mille uomini. Un vero avamposto Usa, con infrastrutture importanti, nel territorio israeliano. Simbolo evidente di una collaborazione stretta ma che potrebbe calare in altri settori a causa di nuove tensio-ni tra Casa Bianca e il premier Netanyahu. Gli ultimi sviluppi bellici hanno poi offerto due aspetti. La protezione contro missili/droni ha contenuto i danni (stime ufficiose parlano di 40-53 milioni di dollari dopo lo strike del primo ottobre), neutralizzando la maggioranza dei colpi. Allo stesso tempo – come prevedibile – diversi ordigni sono riusciti ad aggirare l’intercettazione e le contromisure elettroniche piombando su alcune basi dell’aviazione (Nevatim) o caserme, come domenica a sud di Haifa. Dal 7 ottobre di un anno fa – precisa Haaretz — sono stati sparati contro Israele oltre 23 mila proiettili, di cui 1.200 droni-kamikaze: l’Idf ha fermato l’80%. Per gli esperti gli israeliani devono adeguare la protezione nei confronti dei velivoli senza pilota basata essenzialmente su un tracciamento dei radar. Solo che non di rado – è accaduto domenica – i mezzi per quanto lenti possono sfuggire in quanto procedono a bassa quota, emettono un segnale più basso rispetto ad aerei e vettori. Infatti, gli ucraini, che sono esposti a incursioni quotidiane da parte dei russi, hanno messo a punto un meccanismo di avvistamento che integra la tecnologi