Il Messaggero, 15 ottobre 2024
Reportage dalla Pennsylvania in bilico
Il vento del passaggio di Donald Trump si può ancora sentire su questa anonima strada nel centro di Reading, paesone di 95.000 abitanti a sud della Pennsylvania dove quasi il 70% della popolazione è ispanica. Davanti alla sede locale di Latino Americans for Trump, poche decine di persone con cappelli Maga e bandiere si preparano per il comizio di Jd Vance, che poi la sera ha parlato nell’hangar dell’aeroporto. «I democratici ci hanno abbandonati tempo fa e noi che dobbiamo fare? È vero che sulla questione degli immigrati Trump è a volte troppo duro, ma cosa pensate sia giusto fare? Lasciare entrare tutti i delinquenti», dice Miguel, 55 anni di Santo Domingo, cittadino americano entrato senza documenti venti anni prima. «Ho sempre lavorato senza sosta e ho sempre votato per i democratici, Obama, Clinton, Biden. Quest’anno è diverso». Miguel non è l’unico a pensarla in questo modo tra gli abitanti di origini ispaniche che proprio in queste elezioni potrebbero essere l’ago della bilancia. A Reading gli ispanici sono la maggioranza: la comunità latina è in costante crescita un po’ in tutte le ex aree industriali della Pennsylvania, dove più di due decenni fa la globalizzazione ha messo fine al sogno della Rust Belt, quello che fu il cuore produttivo del Paese, aprendo un periodo di spopolamento e recessione. Oggi, i politici di entrambi gli schieramenti sanno che la vittoria, qui in Pennsylvania, potrebbe passare proprio da Reading, cosa che ha dato a una città poco conosciuta tutta questa attenzione: Trump ha tenuto un comizio un paio di settimane fa, usando tutti gli stereotipi sull’immigrazione: «Dobbiamo cacciarli, dobbiamo chiudere i confini», ha detto nel corso del suo intervento. Non è un caso inoltre che la campagna di Donald Trump lo scorso 13 giugno abbia deciso di aprire un ufficio nel centro di Reading, incastrato in un incrocio in un edificio moderno e senza carattere di mattoncini rossi che sarebbe impossibile da riconoscere se non fosse per alcuni cartelli Maga incollati alle finestre. E allo stesso modo, anche Kamala Harris questa estate ha risposto, riaprendo la sede nella città per contrastare la crescita dei repubblicani. La Pennsylvania è uno Stato che dà un senso di libertà e vertigine. Libertà perché lasciandosi Manhattan alle spalle, i grattacieli sono sostituiti da campi senza fine, boschi, ruscelli e aree poco popolate. E poi perché qui sono nati gli Stati Uniti, a Philadelphia dove è stata scritta la dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione. Vertigine perché quest’anno, lo stato, quasi 13 milioni di abitanti divisi in 19 collegi elettorali, potrebbe essere il più decisivo tra quelli in bilico per la vittoria di Kamala Harris e Donald Trump. Qui nel 2020 Joe Biden, nato e cresciuto a Scranton, enorme centro operaio a nord dello stato, aveva vinto con solo 84.000 voti. Giocava in casa e ai tempi aveva dalla sua parte i sindacati, gli operai bianchi e le minoranze latine e afroamericane che in Pennsylvania hanno un peso enorme. Oggi la questione è diversa, come sostiene una recente analisi del Latino Policy and Politics Institute della Ucla: la popolazione ispanica nello stato sta crescendo con un passo più veloce di qualsiasi altra minoranza e ha raggiunto i 579.000 elettori, rappresentando il 6% del totale E questo piccolo numero potrebbe, continua lo studio, consegnare a uno o all’altro candidato la vittoria. I democratici hanno lo stesso problema con un’altra minoranza: gli afroamericani che votavano il partito democratico sono passati dal 92% del 2016 al 78% del 2024, secondo una analisti del New York Times/Siena College. «Vogliamo il muro sul confine, soltanto Trump lo finirà», dice Michael Rivera, che ha un cognome ispanico ma dice di essere ormai americano al 100%.In realtà, nonostante l’entusiasmo dei sostenitori del tycoon fuori dalla sede del partito, all’incontro con Vance il numero di persone di discendenza ispanica è molto basso, e si incontrano soprattutto giovani uomini bianchi arrivati da tutta la Pennsylvania e pensionati, che più volte si definiscono patrioti e mostrano con orgoglio bandiere americane, gadget dell’ex presidente, cartelli con slogan come «fermiano il voto illegale» e «Kamala Harris, sei licenziata». Ieri a tre settimane dal voto sia Trump che Harris sono ritornati in Pennsylvania: Trump per un town hall a Oaks, a pochi chilometri da Philadelphia in una comunità all’85% bianca, mentre Harris ha visitato la contea di Erie, che nelle ultime quattro votazioni ha rappresentato alla perfezione quello che è successo nello Stato e da molti analisti è vista come l’area da prendere in considerazione per capire in che direzione si muove lo Stato. Sempre i dem hanno appena lanciato a Philadelphia gli «Hombres con Harris», per spingere gli uomini di origini ispaniche a votare per i democratici. Nel parcheggio dell’hangar poco dopo l’ora di intervista con Vance, Jenny, una giovane immigrata ecuadoregna, sostiene di essere ancora indecisa ma di aver seguito una sua amica fino a qui per capire meglio cosa fare. «Ho votato per Biden nel 2020 ma ora io e la mia famiglia ci sentiamo traditi dal presidente», dice, spiegando che dopo la pandemia i costi non sono più scesi e con uno stipendio basso è difficile vivere anche in questa area rurale degli Stati Uniti