il Giornale, 15 ottobre 2024
Re Artù faceva parte della comunità Lgbt
S ul rapporto fra giovani e identità sessuale non solo non abbiamo risposte; ma non sapremmo neppure da che domanda iniziare. Sentiamo da tempo psicologi, medici e attivisti affermare che molte ragazze e ragazzi sono nati nel corpo sbagliato e che per essere felici devono cambiare sesso. Non abbiamo dubbi al proposito. Ma neanche certezze.
Poi, per dovere di cronaca, dobbiamo riferire la storia di Luka Hein, una ragazza del Nebraska la quale dopo aver svolto un percorso di transizione di genere per diventare maschio, subendo a 16 anni pesanti trattamenti ormonali euna mastectomia completa, si è pentita e ha deciso
di impegnarsi per evitare che altri giovani attraversino il suo stesso inferno. «Sono stata ingannata dalla comunità Lgbtq, che ai miei disagi e alla mia confusione ha risposto con la dittatura del pensiero unico», ha detto. Ollalà.
Tra l’altro. Alcuni attivisti hanno tentato di boicottare un evento a Roma in cui era ospite Luka Hein... Cose che succedono quando sei così inclusivo con le tue idee da voler escludere tutte le altre.
Ormai siamo pronti a tutto. La contea di Denbighshire, nel Galles, ha detto che Re Artù che forse neppure è esistito – faceva parte della comunità Lgbtq perché «indossava abiti femminili». Mah. Qui non si tratta di rivendicare diritti, ma di riscrivere la Storia. La quale è revisione, certo. Ma non degenerazione.
Ci arrendiamo. In un mondo in cui anche un re leggendario diventa transgender significa che tutto è possibile. Ma – per fortuna – non che sia augurabile.