la Repubblica, 15 ottobre 2024
Sarà vera liberazione elettronica?
Voglio il portafoglio. L’innovazione si sa parla inglese e quindi ecco questo novissimo e innovante IT Wallet. Che poi dall’inglese si tradurrebbe “Esso portafoglio”, ma passiamoci sopra. Come lo accogliamo? La presentazione sembra presupporre il nostro entusiasmo. Lo avranno subito 50mila italiani, ad altri 250mila sarà consegnato fra quindici giorni e tutti-tutti dal 4 dicembre. Conterrà innanzitutto patente e tessera sanitaria, in perfetta sostituzione delle tessere che ora teniamo in tasca. Col tempo si gonfierà di carta d’identità, tessera elettorale, fascicolo sanitario... Vi si accederà con l’app IO già sperimentata col Green Pass, che non per tutti è un bel ricordo, ma almeno manderà sul viale del tramonto il disamato Spid.Ma perché la prospettiva di appiattire quel fagotto di pelletteria tanto ambito dai borseggiatori non ci induce a particolari entusiasmi? Non è tanto il fatto che renda smartphone (e caricabatterie) pressoché obbligatori per legge. È che le promesse da informatico hanno sostituito quelle da marinaio nel folklore contemporaneo.Prendiamo la firma elettronica.Costa, è macchinosa, ma almeno sostituisce quella manuale a tutti gli effetti. È vero? No, ci sono ancora occasioni in cui la pubblica amministrazione richiede di firmare a mano. Avere copie elettroniche dei documenti non serve praticamente a nulla e per ogni pratica tocca ancora, sempre e per sempre, ricompilare i medesimi moduli con i medesimi dati, come nello sketch “Un fiorino!” di Benigni e Troisi.Si vorrebbe allora suggerire di adottare una comunicazione più cautelosa e invece che inneggiare subito alla semplicità conquistata dire sommessamente al cittadino: Guarda, c’è un’altra seccatura, scusa tanto. Devi scaricare l’app, metterci le credenziali, collegarti, porta pazienza, è una valle di lacrime. Sarà poi lui ad accorgersi che Esso Portafoglio è un formidabile passo avanti per l’umanità.