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 2024  ottobre 15 Martedì calendario

Intervista a Tanani

Il Tananai di oggi, quello che presenta dal vivo le canzoni del suo nuovo album «CalmoCobra» (esce venerdì), non è lo stesso Tananai che dall’ultimo posto del Sanremo 2022 è arrivato al sold out al Forum il maggio dell’anno dopo. «Dopo quel periodo di botta mi sono dovuto fermare per capire... Così dopo l’ultima data del tour a Roma, ho postato un video in cui dicevo che mi dovevo fermare un attimo a capire. Mi sentivo nel fango, e la canzone omonima è stata la prima che ho scritto quando ho capito che le cose erano tornate al posto giusto. Dovevo ritrovare me stesso, capire chi fossi e cosa mi facesse stare bene». 
Non si riconosceva più in un Tananai, il termine milanese che si usa per i bambini pestiferi e che le aveva affibbiato suo nonno? 
«No, quello me lo sentirò addosso per sempre». 
E allora? 
«Non riconoscevo la troppa sicurezza, l’ostentazione. Parlavo sempre di me, mentre adesso voglio sapere qualcosa del mio interlocutore, anche se magari lo faccio egoisticamente per nutrirmi. Era come se fossi sempre al centro dell’universo. Un po’ ti devi sentire così per salire su un palco, ma se esageri non è più fare l’amore, ma masturbazione.”Calmo, cobra” era la frase che mi ripeteva il mio manager per farmi tenere i piedi per terra». 
È velenoso? 
«No. Mi chiama così perché ho una movenza guardinga». 
In effetti il disco ha più miele che veleno... Lei nasce come producer di elettronica, arriva alla popolarità con un pezzo spensierato come «Sesso occasionale» e poi esplode il suo lato romantico: «Abissale», «Tango», «Veleno», «Ragni»... 
«Quando ero “quello di Sesso occasionale” ci stavo male. Non volevo essere solo un personaggio. Non mi piace l’idea di fare un disco uguale all’altro. Detto questo, nelle canzoni esprimo quello che non tiro fuori nella quotidianità: siccome non dico “ti amo”, lo dico nelle canzoni». 
Situazione sentimentale? 
«Sono andato a convivere con la mia ragazza, un passo significativo, bello e complesso... La faccio arrabbiare, ma in fondo sono romantico». 
Non teme di diventare quello delle ballad strappalacrime? 
«No, so chi sono. E so anche che non voglio stare in sella a una moto sparata a tutta velocità senza vedere quello che accade intorno». 
Dal casco in fiamme sulla cover non si direbbe... E nemmeno dal tatuaggio con un’enorme sgommata che ha sul petto... 
«Il tatuaggio è nato per caso, idea del tatuatore cui avevo proposto un’impalcatura in costruzione... La copertina, invece, è metafora della velocità che pensiamo sia sana ma non lo è. Nella vita non conta il traguardo ma l’ultimo giro e non voglio accorgermi che non mi sono goduto quello che ho fatto. Voglio mandare a quel paese l’ansia da prestazione: siamo circondati da chi sorride sempre, fa soldi, ha i muscoli... Non amo la retorica del numero 1. Non mi sono mai sentito tale». 
In «Punk Love Storia», fra chitarre e synth acidi, rilegge una frase di «Non me lo spiegare» di Tiziano Ferro, uno che a lacrime... 
«Ha sentito il pezzo e gli è piaciuta... Quando la stavo scrivendo mi è venuto di cantare quella, come quando ti salta fuori una citazione di una poesia di Ungaretti che hai studiato alle elementari. Sono cose inconsce. Una volta ho scritto un brano che era uguale a quello dei Ricchi e Poveri di Sanremo e quando l’ho fatto sentire al mio staff mi hanno guardato storto... Quando faccio ascoltare qualcosa in anteprima a qualcuno ho sempre il terrore che mi dica “mi ricorda qualcosa”». 
Il 2 novembre da Jesolo torna in tour nei palazzetti.. 
«Avrò un palco che si farà ricordare. Sarà un upgrade del tour precedente, ma è bello che sul palco ci sia sempre la band di quando siamo partiti. Mi ricordo ancora quando ho convinto Wolf (Leonardo Enrico Cavion, il chitarrista ndr) a venire a vivere da me perché stava troppo lontano e lo volevo vicino per catturare l’ispirazione del momento». 
Ci sarà Annalisa ospite dopo il successo estivo di «Storie brevi»? 
«Se non viene lei non la canto... Non era un feat, ma un duetto vero e se manca lei manca tutto. L’unica soluzione è che la canti il pubblico». 
Sanremo le stava per togliere tutto e poi le ha dato tutto. Ci torna? 
«Sanremo è una vetrina importante, ma andarci o meno dipende dalla canzone e dalle priorità che hai... Adesso sono nella fase in cui voglio godermi il mio pubblico e costruire la mia dimensione. Però se arrivasse il brano giusto ci tornerei subito».