Corriere della Sera, 15 ottobre 2024
Cristoforo Colombo era italiano
Caro Aldo,
ora che l’analisi del Dna sembra aver provato che Cristoforo Colombo non fosse genovese, ma bensì un ebreo di Valencia, pensa vi sarà un rigurgito nazionalista da parte delle nostre massime autorità?
Giancarlo Sallier de La TourShepton Mallet(Regno Unito)
Caro Giancarlo,
di rado ho letto tante stupidaggini tutte insieme come quelle attribuite a José Antonio Lorente, il medico legale dell’università di Granada cui si dovrebbe la «scoperta» che Cristoforo Colombo non era italiano. Il professore parla di «Dna con tracce compatibili con un’origine ebraica». Ma, a parte la vaghezza dell’espressione – «compatibile» non significa nulla —, essere ebrei non significa appartenere a una razza, a un’etnia, a una nazione. Ci sono ebrei neri, bianchi, mulatti. E ovviamente ci sono ebrei spagnoli, italiani, e nello specifico genovesi. Lorente, questo Lombroso de noantri, dice che il Dna di Colombo tradisce un’origine dal «Mediterraneo occidentale», espressione che vuol dire tutto e niente, e comunque non esclude Genova. Inoltre le spoglie di Colombo hanno vissuto tanti e tali peripezie che non è affatto detto che le tracce di Dna appartengano a lui, infatti la ricerca verte soprattutto sul figlio.
In realtà, Colombo era senza alcun dubbio italiano, come riconoscono tutti i più seri storici spagnoli. Lo scrive lui stesso nel testamento. Lo scrivono Battista Fregoso, doge di Genova, Francesco Guicciardini, Torquato Tasso, e pure il portoghese João de Barros,il turco Piri Reìs e decine di altre fonti. Si può discutere se sia nato nell’entroterra di Genova o a Savona, come sostiene il nipote Diego; poi come sempre in Italia ci sono altri comuni che rivendicano di avergli dato i natali; ma che fosse un nostro compatriota è assolutamente certo. Questo non toglie nulla ai meriti della Spagna. Colombo arrivò in America su navi spagnole e grazie ai soldi degli spagnoli, che infatti in America fondarono un impero. Ancora oggi dal Rio Grande alla Terra del Fuoco (avvistata per la prima volta dal portoghese Magellano, pure lui al servizio degli spagnoli, come il vicentino Pigafetta cui si deve il diario di bordo, uno dei libri più interessanti mai scritti) si parla la loro lingua. E il giorno della scoperta dell’America è stato saggiamente scelto da Felipe Gonzales come festa nazionale spagnola, al posto del 18 luglio che celebrava l’Alzamiento – cioè il colpo di Stato – di Franco.