Corriere della Sera, 15 ottobre 2024
Franz Di Cioccio, della Pfm, esulta per i cerve salvati
«Una volta tanto la burocrazia italiana fa una cosa giusta: rimanda una carneficina. Ora si deve mobilitare tutto il Paese». Così Franz Di Cioccio, batterista e frontman della Pfm che domenica ha scritto una lettera aperta al governatore dell’Abruzzo, commenta così la decisione del Consiglio di Stato.
L’identità dell’Abruzzo, cuore verde dell’Italia, è a rischio: perché ha deciso di unirsi agli appelli?
«L’Abruzzo, la Regione dove sono nato (nel 1946, a Pratola Peligna, ndr), ha sempre avuto oltre al Parco più bello d’Italia, un legame ancestrale tra uomo, animali e natura. Sono andato via che ero piccolo, ma l’ho sempre avuto nel cuore e ci torno spesso. In casa si parlava pratolano...».
Cosa significano i cervi per la Regione?
«Sono i proprietari di questa terra, come lupi e orsi. Siamo noi che stiamo invadendo loro, non loro».
È necessario trovare una soluzione «meno primitiva» dell’abbattimento...
«Penso alle nuove tecnologie e, ad esempio, alle frequenze che possono dare fastidio, come nel caso di topi e zanzare, ai grandi mammiferi. Certo vanno posizionate nei posti giusti in modo da spostare gli animali. Oppure, si può far trovare del cibo agli animali con degli anticoncezionali, regolando così le nascite».
Nella lettera cita un passaggio del “Vangelo esseno degli animali” di Olivier Manitara: ci siamo dimenticati di essere custodi del mondo?
«Un libro bellissimo, ma bisogna essere preparati interiormente per comprenderlo. Spiega la saggezza degli animali: non sono esseri inferiori, ma viventi, come noi. Tutti facciamo parte del tutto: quindi anche loro sono parte di noi, e noi parte di loro».
Un impegno per la natura cantato anche ne “Il Regno” (2017): «Siamo tanti, siamo uno...». Cosa abbiamo o non abbiamo imparato?
«Stiamo disimparando tutto: dovremmo guardare indietro ai nostri nonni e bisnonni. Alcuni cacciavano sì, ma era per mangiare. In un mondo già devastato, dobbiamo reimparare ad avere rispetto per la natura.
Se dovesse scrivere oggi un verso dedicato ai cervi?
«Cara Umanità, io sono qui, come te. Vivo la mia vita, come te. Ho famiglia, come te, e vorrei rimanere sereno a casa mia, nel mio verde, nella mia natura, con quella felicità che tu hai dimenticato...».