Corriere della Sera, 15 ottobre 2024
«Vincerà Kamala» La certezza di Lichtman, «veggente» d’America
Vincerà Kamala Harris. Ne è certo lo storico Allan Lichtman, considerato il «Nostradamus delle elezioni americane». Dal 1984 ha indovinato il risultato di tutte le presidenziali tranne una, nel 2000, quando chiamò la vittoria di Al Gore: il candidato democratico vinse il voto popolare, ma George W. Bush divenne presidente grazie a 537 voti in Florida e all’intervento della Corte Suprema. Nel 2016 però fu fra i pochi a predire che Donald Trump avrebbe vinto le elezioni, ricevendo poi un biglietto di ringraziamento dal presidente eletto.
«Quella chiamata non mi rese molto popolare a Washington, dove insegno all’American University: mi provocò parecchi problemi, ma mai come l’ondata d’odio e violenza verbale che ho ricevuto quest’anno, indicativa del clima tossico che Trump ha creato in America», racconta al Corriere Lichtman, 77 anni, che basa i suoi pronostici su un sistema di tredici domande vero/falso elaborato nel 1981 insieme allo scienziato russo Vladimir Keilis-Borok, uno dei massimi esperti mondiali nella predizione di terremoti. Insieme analizzarono ogni elezione dal 1860 al 1980 in termini geofisici: c’è stabilità se il partito alla Casa Bianca mantiene la presidenza, si verifica un terremoto se invece perde il potere.
«Le 13 chiavi per la Casa Bianca hanno risposte oggettive: se almeno sei sono false si verifica un terremoto», spiega. «Contro il partito alla Casa Bianca, i democratici e la loro candidata Harris, quest’anno conto però soltanto quattro risposte false: hanno perso seggi alle elezioni di metà mandato; il presidente in carica non è in corsa; la candidata non ha il carisma di personaggi epocali come Franklin Roosevelt o Ronald Reagan; l’amministrazione ha subito fallimenti militari o in politica estera, visto che il Medio Oriente è un disastro, una catastrofe umanitaria, e l’America è profondamente coinvolta in quello che succede laggiù. Ne mancano due per poter assegnare la vittoria di Trump».
Nel modello del professor Lichtman, Harris è quasi irrilevante – anzi, costa un punto per quanto riguarda il carisma – ma il ritiro di Biden rischiava di trasformarsi in una catastrofe. «Sono stato molto critico sull’operazione dei democratici, hanno demolito in modo aperto e brutale il loro presidente», afferma. «Studio la politica americana fin dal principio, e non avevo mai visto una cosa del genere. Pensavo che sarebbe stato un disastro, perché spingendolo al ritiro avrebbero perso sia la chiave del presidente in carica che quella delle primarie contese. Dal 1900 nessun partito in carica è mai restato alla Casa Bianca perdendole entrambe. In qualche modo – prosegue – sono riusciti a evitarlo: si sono uniti dietro a Harris e questo gli ha permesso di perdere solo una chiave».
A differenza del 2016 – che considera tuttora la sua «chiamata più difficile» e gli causò molta ansia, oltre agli insulti – stavolta Lichtman non ha dubbi. «La sorpresa di ottobre è uno dei grandi miti dell’analisi politica americana», sostiene. «Io ho sempre fatto il mio pronostico prima e non l’ho mai cambiato basandomi sugli eventi della campagna elettorale: non ho mai sbagliato, nemmeno nel 2016 quando uscirono gli audio in cui Trump si vantava di assaltare sessualmente le donne e tutti lo davano per spacciato».
Le chiavi, spiega Lichtman, hanno un segreto: «Conta il modo di governare, non come si fa la campagna elettorale. Non sono come i sondaggi, ma misurano il partito alla Casa Bianca», afferma. «E alla fine Harris potrebbe anche aver aiutato i democratici, eliminando il pericolo di un terzo partito: odio dirlo, essendolo anche io, ma gli elettori non sono stati costretti a scegliere fra due vecchi bianchi».