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 2024  ottobre 14 Lunedì calendario

Intervista a Roberta Ruscica, indagata per il dossieraggio

Mentre la procura di Bari è alle prese con il bancario curiosone che spiava i conti delle persone famose, vive o morte che fossero, a Perugia prosegue l’altro filone dei dossier: quello degli accessi abusivi nelle banche dati del sistema analisti. «Un verminaio», per dirla con il procuratore del capoluogo umbro Raffaele Cantone, e che ha colpito più il centrodestra che il centrosinistra, specie nel momento della formazione del governo Meloni. Le indagini diranno se c’è un collegamento tra i due casi, ma per i pm di Bari Vincenzo Coviello, il dipendente della banca di Bitonto, ha agito in concorso con altri. Si cercano, cioè, i mandanti del suo “spionaggio”. Le persone a cui avrebbe mostrato i conti correnti dei potenti. Anche se l’uomo giura: «Non ho scaricato documenti, ho fatto tutto da solo». Il suo caso sarebbe dunque, diverso, da quello di Pasquale Striano, il tenente della Finanza che scaricava i file coperti da segreto e poi li dava ai giornalisti amici. Tre colleghi del quotidiano Domani sono indagati per questo nell’ordinanza in cui ci sono 17 nomi sotto inchiesta, tra cui anche 007 con entrature in Vaticano. L’unica donna indagata è Roberta Ruscica, giornalista e scrittrice d’inchiesta, non più iscritta all’albo e quindi all’inizio avvolta dal mistero.
Perché ti sei rivolta a Pasquale Striano?
«Perché sono una giornalista e lui era un investigatore quotato. Mi sono sempre occupata di mafia, ho lavorato molto a Palermo, ho incrociato nel mio cammino professionale pentiti e boss tra cui anche Messina Denaro, ho scritto libri e avuto riconoscimenti per il mio lavoro».
Hai scritto “I Boss di Stato” e ora sei indagata in questa storia di dossier. Con altri cronisti.
«L’ho saputo per caso e non conosco nessuno degli altri. Non so nulla».
Però conoscevi Striano.
«Ma solo perché alcuni miei contatti delle forze dell’ordine mi avevano indicato lui come investigatore esperto. Avevo bisogno di notizie per un servizio che volevo pubblicare. Ed è stato un solo episodio».
Per quale testata?
«Era il 2019, collaboravo con il settimanale Panorama e mi stavo occupando di foreign fighters, di terrorismo e rotta balcanica, finanziamenti al terrorismo islamico».
Le carte dicono che vi siete scambiati diversi messaggi whattsApp e vi siete anche incontrati una volta.
«Ma è stato solo in un’occasione, che io avevo anche rimosso. Mai avrei pensato sotto inchiesta per accesso abusivo e rivelazione del segreto».
Eppure c’è una Sos su un combattente italiano su cui indagavano i Ros e informazioni sensibili scambiate tra te e il finanziere. Tu hai chiesto, lui ti ha dato. Lecito?
«Il materiale era delicato, sì, ricordo che avevo saputo anche di minacce a Salvini e di un missile ritrovato... Ero su una pista e chiedevo informazioni a una fonte, tutto qui, per me non era dossieraggio».
Da allora hai più avuto contatti con Striano?
«Non solo non ho più avuto contatti con Pasquale Striano, ma per me è diventato anche difficile lavorare. C’è chi mi ha chiesto perfino se io faccia parte dei servizi segreti».