Il Messaggero, 14 ottobre 2024
Le possibilità che Cristoforo Colombo fosse spagnolo sono meno di zero
«Non scherziamo, le possibilità che Cristoforo Colombo fosse spagnolo sono meno di zero, è una bufala. Gli spagnoli continuano a insistere ma è una tesi senza alcun fondamento storico, Colombo è stato uno degli emblemi del nostro Rinascimento di cui dovremmo andare fieri». Con queste parole e senza alcuna incertezza, interpellato dal Messaggero, il giornalista e scrittore Ruggero Marino ha rispedito al mittente le tesi avanzate sabato sera in un documentario trasmesso dall’emittente spagnola RTVE, secondo cui Cristoforo Colombo era un ebreo sefardita nato in Spagna, non un italiano nato a Genova. L’esperto chiamato in causa è il professor Miguel Lorente – docente dell’università di Granada – che avrebbe esaminato il Dna di Colombo paragonandolo con alcuni campioni di noti familiari e discendenti del navigatore, tra cui suo figlio Hernando Colon. Tutto ciò sarebbe stato possibile dal momento che le spoglie di Colombo – morto nel 1506, a 55 anni e sepolto nell’isola di Hispaniola ovvero la prima colonia europea del Nuovo Mondo, da lui fondata oggi si troverebbero proprio nella cattedrale di Siviglia. Una tesi rilanciata da Francesco Albardaner, ex-presidente del Centro Studi Colombiani di Barcellona, secondo cui l’origine genovese di Colombo non starebbe in piedi. Marino classe 1940 e autore di diversi romanzi e saggi, fra cui Cristoforo Colombo e il papa tradito (Newton Compton), Cristoforo Colombo l’ultimo dei templari (Rai Eri) e L’uomo che superò i confini del mondo (Sperling & Kupfer, 2010) non ci sta e tuona: «La Spagna da tempo sta provando a soffiarci Cristoforo Colombo ma sono tesi fantasiose. Da trentaquattro anni studio la storia del conquistatore e non sopporto queste continue illazioni sul suo conto». Nello specifico, Marino ribadisce che «Colombo potrebbe verosimilmente essere uno dei figli illegittimi di Papa Innocenzo VIII e del resto, quest’ultimo aveva un padre ebreo e una nonna musulmana, tuttavia, nessuno può mettere in dubbio la sua cieca obbedienza alla Chiesa Cattolica. In tal senso prosegue il giornalista il cosiddetto “oro di Colombo” non è un tesoro da disseppellire ma un concetto alchemico che testimonierebbe la sua volontà a impegnarsi anche per una santa Crociata». E ancora, afferma Marino «gli spagnoli ignorano o tacciono colpevolmente altri due elementi ovvero il fatto che il genovese fosse il consuocero di Lorenzo il Magnifico e che Leone XIII disse di lui “Colombo è nostro, l’ha fatto per la Chiesa”, al punto che sarebbe verosimile se fosse stato nominato Cavaliere del Santo Sepolcro o comunque, se fosse legato direttamente all’ordine dei Templari. Per tutte queste motivazioni prosegue Marino – possiamo serenamente discutere sulle sue origini ebraiche ma il filone iberico è pura fantasia». Intanto, in America da anni le statue di Colombo sono oggetto di dure contestazioni e il conquistatore viene accusato di genocidio: «Colombo non fu un gentleman e certamente colpì duramente le tribù cannibali ma furono i Conquistadores spagnoli a sterminare i Maya e gli americani cancellarono il popolo nativo, per cui accusarlo di brutalità è un’altra mistificazione del politically scorrect che imperversa oltreoceano».Passano i secoli ma la questione è caldissima, tanto che Marino sta cercando l’editore per il suo nuovo libro e rilancia la tesi più importante: «Il primo viaggio di Colombo e la scoperta delle Americhe potrebbe risalire al 1491 o ancora prima, al 1485. Le prove ci sono e diversi storici lo attestano, compreso Gucciardini. Ma io non mollo e mi batto per la verità