Il Messaggero, 14 ottobre 2024
La Spagna ci ruba Colombo
L’Italia potrebbe perdere un grande eroe di cui è fiera: Cristoforo Colombo non sarebbe nato a Genova nel 1451 da genitori tessitori di lana, come si era sempre creduto. Sarebbe nato invece in Spagna, figlio di tessitori di seta, ebrei sefarditi. Il professor José Antonio Lorente, dell’Università di Granada, era molto sicuro di sé quando nella tarda serata di sabato (il 12 ottobre, giorno dell’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo nel 1492) ha annunciato in un programma speciale dell’emittente nazionale spagnola RTVE i risultati di uno studio durato ben 22 anni, che sembra a prima vista piuttosto convincente.Lorente, avvalendosi della collaborazione di numerosi scienziati, ha cercato prima di tutto di stabilire se i pochi frammenti ossei sepolti nella monumentale tomba della cattedrale di Siviglia fossero davvero quelli di Colombo. Li ha confrontati con quelli del figlio Hernando, sepolto lì vicino, e del fratello Diego. Il Dna di padre e figlio avevano elementi comuni, ma si è scoperto anche che Diego non era suo fratello. Era solo un cugino di secondo o terzo grado e dunque Colombo mentì sul rapporto di parentela. Il passo successivo è stato quello di trovare nel Dna elementi che potessero individuare l’area geografica dalla quale lo scopritore dell’America proveniva. Se ne discute da anni: a dar retta a tutti poteva essere genovese, basco, catalano, galiziano, greco, portoghese, scozzese o polacco. Lorente ha analizzato 25 luoghi possibili, riducendoli poi a una rosa di otto e limitando il campo all’Europa occidentale. Emissari dell’Università di Granada hanno persino confrontato il cromosoma Y con quello di numerosi abitanti di Genova che hanno Colombo come cognome, ma non hanno trovato concordanze.Il passo successivo è stato lo scoprire che il Dna di Colombo aveva moltissimi tratti in comune con quello degli ebrei sefarditi. Sefarad è il nome della Spagna in ebraico, e all’epoca di Colombo c’erano circa 300.000 sefarditi nel Paese. Proprio nel 1492, mentre Colombo faceva rotta verso l’isola dei Caraibi che avrebbe scambiato per la Cina o il Giappone, i re cattolici Fernando e Isabella decretarono l’espulsione di tutti gli ebrei che non si fossero convertiti. Se Colombo era davvero nato ebreo, aveva rapidamente abbracciato il cristianesimo, forse per sfuggire alle persecuzioni e per avere accesso ai reali di Spagna e Portogallo. C’era un piccolo nucleo di sefarditi anche in Sicilia (che comunque era sotto il dominio della Corona di Aragona), ma non ce n’era nessuno a Genova, che aveva proibito agli ebrei di abitare in città e li aveva espulsi tutti già nel XII secolo. I ricercatori presumono che Colombo sia nato a Valencia, da genitori setaioli di bassa estrazione sociale. Nelle lettere che scrisse non c’è mai un accenno alle sue origini e non vi si trova neppure una parola in italiano o in genovese, o un modo di dire riconducibile all’Italia. Anche quando ne spedì una alla banca di Genova la scrisse in spagnolo. Chiese di essere sepolto non a Genova, ma nell’isola che aveva battezzato Hispaniola, oggi divisa tra Repubblica Dominicana e Haiti. I resti furono poi portati a Cuba nel 1795 e quel che ne rimase, ben poco, fu traslato a Siviglia nel 1898. La ricerca sembra avere basi solide. Alcuni esperti subito interrogati da El Pais hanno manifestato scetticismo, dicendo che in tv non si sono visti i dati delle analisi e che di solito queste indagini forensi vengono sottoposte alla revisione tra pari prima di essere pubblicate. Lorente ha risposto che pubblicheranno tutto quando il lavoro sarà finito. Oggi in America è il Columbus day, la festa nazionale più sentita dagli italoamericani, orgogliosi che sia stato un italiano a scoprire il continente americano. C’è la parata sulla Fifth Avenue di New York, l’Empire State Building si illumina del tricolore e tutti fanno festa. La ricorrenza da qualche anno è però contestata da gruppi che protestano per l’immane strage di indigeni avvenuta dopo l’arrivo di Colombo. Se era davvero spagnolo, l’unica consolazione è che non sarà più colpa di uno dei nostri.