il Giornale, 14 ottobre 2024
Il Papa ha scritto un libro per elogiare le donne
Caro Direttore Feltri,
inizialmente ho pensato che stessi leggendo una notizia di Lercio.it o una delle tante fake-news che inondano il web. E invece è vero. Pare che il Santo Padre abbia pubblicato un libro intitolato Sei unica per celebrare il «genio femminile» e, leggendone alcuni brani, sembrerebbero tratti più da un libro di Fabio Volo o di Federico Moccia che da quello di un pontefice! Ammetto che sono inorridita che l’attuale Santo Padre si sforzi quotidianamente di voler stupire il mondo con queste uscite così poco spirituali. Bergoglio non sembra non rendersi minimamente conto che da 12 anni ricopre la figura che rappresenta il vicario di Gesù Cristo in terra!
Alice Donati-Rigón
Cara Alice,
credo che tu sia un po’ troppo severa nei confronti del pontefice, ritenendo doveroso che egli si adegui ad un ruolo stereotipato, istituzionale, rigido, che non includa l’espressione naturale e spontanea della unicità e del carattere di ciascun individuo che pure si ritrova a rappresentare, come tu sottolinei, il vicario di Gesù Cristo su questo pianeta. Alla fine dei conti Francesco non ha compiuto nulla di intollerabile, di scandaloso, di sconveniente o di offensivo. La semplicità del suo libro, l’immediatezza con cui viene letto e assimilato, il fatto che esso sia alla portata di chiunque non rendono l’opera, se così si può chiamare, grossolana. Io credo che l’essere semplici sia una dote, un valore aggiunto. Il libro Sei unica, scritto da Bergoglio e la cui copertina è di un rosa talmente fluo che servirebbero gli occhiali da sole, è un saggio che elogia la figura femminile, che, secondo il papa, è composta di testa, cuore e anche mani, ovvero la donna pensa, ama e pure fa. E tu obietterai giustamente: «E ci voleva il papa per ricordarcelo?». Vero, si tratta di ovvietà, che è quasi imbarazzante ribadire, ma il fatto che un pontefice dedichi un libro alla donna elencando quelli che, a suo avviso, sono i sette talenti fondamentali del genere femminile è qualcosa che non era mai accaduto prima, un fatto notevole anche perché la Chiesa ha sempre messo in primo piano l’uomo, sebbene Gesù possa essere considerato il primo femminista della storia, uno che diventa difensore e amico di una prostituta, che ne difende la dignità, non può che essere ritenuto un rivoluzionario in quest’ambito tanto più se poniamo questo comportamento nella cornice dell’epoca in cui Cristo visse.
Nel suo libro il papa mette in risalto il valore della presenza femminile in famiglia, nella società, nei luoghi di lavoro, in quanto seminatrice di pace, di armonia, di coesione. Io avrei aggiunto che è essenziale il contributo femminile anche in politica, come dimostra il buon governo di Giorgia Meloni, che ha realizzato quello che i suoi predecessori, tutti maschi, non sono riusciti a compiere in decenni al potere. Le donne hanno una maniera più oculata, più razionale, più equilibrata di gestire la cosa pubblica, le risorse pubbliche, nel perseguimento esclusivo del bene dei cittadini e pure della Nazione. Io ho sempre esaltato la bravura delle donne nel giornalismo, ho sempre dato spazio alle firme femminili allorché mi sono imbattuto nel talento, che non ha genere. Mi rendo conto che le donne dispongono di una sensibilità superiore che talvolta, quando bene adoperata, rende la scrittura straordinariamente potente.
Del libro del papa gradisco l’autorevolezza che viene attribuita al sesso gentile, non condivido soltanto quell’atto di accusa più o meno velato che esso contiene nei confronti della società e forse pure degli uomini, colpevoli di non riconoscere quei sette talenti che il pontefice pone in risalto. Ed ecco che viene tirato in ballo sempre il maschio cattivo, bruto e insensibile, che toglie qualcosa a lei.
Non sono d’accordo, io credo, infatti, che la nostra non sia più una società patriarcale, in cui chi è femmina viene sottomessa, sottostimata, sottovalutata. Né credo che i maschi siano nemici delle femmine, tutt’altro. Forse in questo Bergoglio è scivolato sul pregiudizio, sul politicamente corretto, su una visione dominante frutto di una costruzione ideologica profondamente di sinistra. Qui non ci sto neppure io, cara Alice.
Va bene lodare le donne, ma non seguitiamo a proporle alla stregua di perenni vittime a cui dedicare saggi in funzione del fatto che sarebbero creature da salvaguardare e patrocinare.
Insomma, non se ne può più di questa storia.