La Stampa, 14 ottobre 2024
Tel Aviv da dieci anni sfida le Nazioni Unite
Israel Katz, capo della diplomazia di Gerusalemme, dice che l’87% degli israeliani concorda con la decisione dell’esecutivo di considerare il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres «persona non grata». «Non cambieremo rotta», ha detto su X confermando che la decisione del 3 ottobre è irreversibile.La storia delle relazioni fra Onu e Israele tracima di incomprensioni, denunce, schermaglie, scontri e lo Stato ebraico si è sempre sentito bersaglio degli umori dell’Assemblea generale, storicamente più vicina ad abbracciare causa palestinese e discorsi dei leader dell’Olp e poi Anp che si sono avvicendati sul palco.Celebre fu quello di Arafat del 13 novembre del 1974, il capo palestinese pronunciò il discorso del «mitra e dell’ulivo». Quest’anno Mahmoud Abbas, che di Arafat è stato successore all’Anp, ha chiesto l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite in un discorso concluso fra gli applausi.È in questo clima che il sentimento di avversione di Netanyahu per l’Onu germoglia. «In dieci anni – disse Netanyahu il 27 settembre a Palazzo di Vetro – l’Assemblea ha formalmente denunciato Israele 174 volte, cento volte più che tutte le denunce riservate agli altri Paesi messi insieme, è uno scherzo!». Segno di pregiudizio per gli israeliani, fatti incontrovertibili di alcuni comportamenti imputabili – dal sostegno ai coloni, agli insediamenti, sino ovviamente alla campagna militare a Gaza – a Gerusalemme.Per Netanyahu, «l’Onu è uno stagno di odio antisemita e qui si accusa lo stato ebraico di ogni cosa».A Palazzo di Vetro solo gli Stati Uniti sono i veri alleati: pronti a bloccare in Consiglio di Sicurezza ogni risoluzione danneggi l’alleato e a prediligere azioni bilaterali per indurre Israele a moderare le sue azioni. Successe così nel maggio del 2021 quando Washington mise il veto a un risoluzione sulla West Bank sostenendo di voler lavorare sul canale privato con Israele.Oggi ci saranno consultazioni – in programma da tempo – a porte chiuse in Consiglio di Sicurezza su una risoluzione del 2004 (la 1559) che riguarda la sovranità territoriale del Libano. La sottosegretaria Rosemary DiCarlo riferirà che benché in 20 anni il contesto è mutato, la risoluzione – che già chiedeva il disarmo delle milizie libanesi e non, due anni prima della Risoluzione 1701 (quella che ha rafforzato l’Unifil) – rimane ancora attuale. Non è previsto alcun voto. Il piatto forte, ovvero la riunione d’emergenza chiesta dalla Francia su Unifil, non è ancora in calendario. Si capirà ancora una volta quanto Netanyahu può contare sull’alleato Usa e quanto la comunità internazionale sarà in grado di premere su Israele per fermare l’offensiva. Netanyahu vede Unifil come un ostacolo alla distruzione di Hezbollah, «la quintessenza del terrorismo nel mondo di oggi», disse il 27 ottobre. «Ha tentacoli ovunque e attacca Israele ferocemente da 20 anni. Ora è troppo» aggiunse prima di denunciare che per 18 anni Hezbollah non ha rispettato la risoluzione 1701. Linea condivisa dagli Usa. Che, tuttavia, hanno espresso sabato sera in una telefonata fra Austin e Gallant «profonda preoccupazione» per gli spari sui caschi blu.L’Unrwa (Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) è altro terreno di scontro permanente. Per Israele è il veicolo con cui i miliziani di Hamas sfruttano connivenze e copertura internazionale per colpire gli ebrei. L’Onu risponde che non «ci sono sufficienti evidenze» a dimostrare che «il personale Unrwa abbia partecipato» all’eccidio del 7 ottobre.Dove l’Onu vede violazioni del diritto internazionale (gli insediamenti nella West Bank, le operazioni a Gaza, l’invasione del Libano, le condizioni dei prigionieri palestinesi per citare solo alcuni casi recenti), Netanyahu fiuta un’ideologia perversa e distorta della realtà e la negazione del diritto di Israele di difendersi sancito dall’articolo 51 della Carta Onu.L’Unrwa, dicono gli israeliani citando loro inchieste, ha avuto 30 membri dello staff coinvolti nel 7 ottobre e centinaia di dipendenti hanno gioito per la strage. Nel 2004 Peter Hansen, allora commissario dell’Unrwa disse in un’intervista a una tv canadese: «Sono sicuro ci sono membri di Hamas sul libro paga dell’Onu». Per poi precisare che comunque Hamas è un’organizzazione politica e non solo militare. Ismail Haniyeh era un insegnante pagato da Unrwa, diversi quadri di Hamas sono stati formati in questa struttura. Pistola fumante secondo il Bibi-pensiero del cieco sostegno Onu per i palestinesi. Schermaglie, anche violente. Ma ora gli spari su Unifil aprono nuovi e incerti scenari.