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 2024  ottobre 14 Lunedì calendario

Guardare Iddu a Castelvetrano

Quando sul grande schermo Iddu si aggira nervoso dentro casa, come fosse un leone in gabbia, un ragazzo in fondo alla sala sussurra alla fidanzata: «Ma Messina Denaro non stava sempre in giro da queste parti? Altro che rinchiuso. E passeggiava pure tranquillo a Palermo». Il teatro Selinus è al gran completo per la proiezione diIddu, il film di Grassadonia e Piazza che l’unico cinema della città natale dell’ormai ex superlatitante non ha voluto proiettare: il proprietario della sala è il figlio di Antonino Vaccarino, il discusso ex sindaco in contatto con i servizi segreti a cui i registi si sono ispirati.«Scelte personali di un figlio, che rispetto – liquida la questione il sindaco Giovanni Lentini, avvocato, sostenuto dal centrodestra – Peraltro, il giorno dell’uscita di IdduVaccarino ha proiettato un documentario su Falcone e Borsellino. Ma il film su Messina Denaro andava visto». Nel giro di pochi giorni, il primo cittadino è riuscito a organizzare tre proiezioni nel teatro che si affaccia sulla piazza principale. Anche se oggi in tutta Castelvetrano non c’è una sola locandina diIddu. Il sindaco allarga le braccia: «Mi sono sorpreso anch’io, ho chiesto il motivo al gestore del cinema di Mazara che ha organizzato l’evento, mi ha detto che le locandine erano finite». Ironia della sorte, in giro per Castelvetrano, c’è invece il manifesto diJoker,lo stesso che Messina Denaro teneva in salotto, accanto alla foto del Padrino. Proprio Jokerera il film in programmazione fino a pochi giorni fa nel cinema di Vaccarino. Oggi la sala è chiusa.Alle quattro del pomeriggio, al Selinus, sono rimasti soltanto una ventina di biglietti per i tre spettacoli. «Ne abbiamo venduti 630», dicono al botteghino. La maschera in sala accenna: «Ci sono professoresse, politici, professionisti, esponenti delle forze dell’ordine». In teatro c’è Elena Ferraro, la coraggiosa imprenditrice che nel 2013 denunciò e fece arrestare il cugino del superboss, che voleva riciclare soldi attraverso la sua clinica: «L’arresto e poi la morte di Messina Denaro non rappresentano la fine di Cosa nostra – dice – Anzi, come ripetono i magistrati, molti dei suoi insospettabili complici restano ancora in libertà». I nomi dei complici sono nei pizzini ritrovati dal Ros nel covo del padrino: “Parmigiano, Fragolina, W”. «Chissà se anche loro sono venuti a vedere il film», sussurra uno studente: «Di sicuro, i complici sono ancora fra noi». Nel film, fa capolino la figura di un complice soprattutto, il “senatore”. Un riferimento ad Antonino D’Alì, l’ex sottosegretario all’Interno di Forza Italia che sta scontando una condanna a sei anni. «Non possiamo abbassare laguardia – dice Antonello Cracolici, il presidente della commissione regionale antimafia, anche lui arrivato in teatro – perché la mafia di Messina Denaro punta a riorganizzarsi. E Castelvetrano va sostenuta, con opportunità di crescita e sviluppo. Altrimenti passerà il messaggio che il latitante dava lavoro, lo Stato invece no. Invece i boss vanno solo ridicolizzati». A Castelvetrano, lo Stato ha già perso una battaglia: il Gruppo 6Gdo, la grande azienda di distribuzione alimentare gestita da Giuseppe Grigoli, il «paesano mio» lo chiamava Messina Denaro, è fallita dopo la confisca. «In questo territorio ci sono 400 beni confiscati – ricorda Giorgio D’Antoni, attivissimo presidente regionale del Movimento cristiano lavoratori – ma molti restano inutilizzati». Davvero la storia di Messina Denaro e dei suoi complici non è finita. Ha gli occhi lucidi Pasquale Calamia quando scorrono le immagini più drammatiche diIddu. Nel 2008, era un consigliere comunale del Pd, che parlava chiaro. Messina Denaro gli fece bruciare la casa della madre. «Dobbiamo continuare a parlare di mafia», sussurra alla fine della proiezione, quando cala un silenzio profondo in sala. Il sindaco taglia corto: «Castelvetrano ha dimostrato di essersi liberata dal peso della mafia – dice – Oggi, la mia gente si sente piuttosto insicura per la presenza degli extracomunitari». Sindaco, ma è proprio sicuro che il clan Messina Denaro non si riorganizzerà? Risponde: «Non si dovrà più dire che Castelvetrano significa Messina Denaro».